BRASILE 2014

L'Argentina trova la sua Pipita d'oro: Higuain manda a casa il Belgio

A Brasilia finisce 1-0 per l'Albiceleste che in semifinale attende la vincente di Olanda-Costa Rica. Belgi sotto tono. Di Maria ko per un infortunio

05 Lug 2014 - 21:03
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Dopo Germania e Brasile, è l'Argentina la terza semifinalista del Mondiale 2014. A Brasilia, la nazionale di Sabella supera 1-0 il Belgio grazie a un gol di Higuain, che sblocca la gara dopo otto minuti con un preciso destro all'angolino. Deludono i Diavoli Rossi di Wilmots, apparsi in debito d'ossigeno dopo un torneo brillante. La prossima avversaria dell'Albiceleste uscirà dalla sfida tra Olanda e Costa Rica.

L'Argentina trova la sua Pipita d'oro: Higuain manda a casa il Belgio

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LA PARTITA

Nel Mondiale albiceleste entra Higuain e rischia di uscire definitivamente Di Maria. Ma l'unica cosa che conta, per l'Argentina, è che dopo 24 anni la Seleccìon torna a giocarsi una semifinale. E dopo 28, ci sono tutte le carte in regola per riprendersi il titolo. Non c'è solo Messi nell'arco di Sabella, che a disposizione ha una squadra composta da un mix di talento e polmoni, istinto e ragione. Il Pipita, che nelle prime quattro gare aveva agito all'ombra di Leo, sbuca dopo otto minuti e risolve il quarto con il Belgio; mentre con la Svizzera ci aveva pensato Di Maria, oggi uscito per un problema muscolare. Le frecce sono tante e pure la mira del c.t. - spesso colpito da una critica feroce - non è per niente male.

A dispetto della smisurato tasso tecnico a disposizione delle due squadre, Argentina-Belgio è prima di tutto una battaglia tattica. Fatta di mosse e contromosse, schemi e strategie precise. Wilmots non abbandona il 4-2-3-1, ma l'atteggiamento è ancora più prudente rispetto alle precedenti gare. Mirallas, che vince il ballottaggio con Mertens, dà una mano a centrocampo così come De Bruyne e Hazard. E anche Origi, preferito nuovamente a Lukaku, è il primo ad andare in pressione, ma senza esagerare, quando l'Albiceleste prova a partire da dietro. Il piano dei Diavoli Rossi, che si aspettano l'assalto dei sudamericani, è chiaro sin da subito: lasciare a loro l'iniziativa, limitare Messi con raddoppi ovunque, restare pazientemente bassi e poi ripartire a tutta appena possibile, sfruttando la grande rapidità dei tre alle spalle di Origi.

Ogni idea del Belgio è però spazzata via dopo otto minuti, quando l'Argentina è brava (lo è Higuain) e fortunata nel trovare il vantaggio. Di Maria cerca un corridoio per Zabaleta sulla destra, Vertonghen intercetta appena la sfera e serve involontariamente Higuain a centro area: destro secco, di prima intenzione, Courtois immobile e palla che si infila all'angolino. Una manna per l'Albiceleste, che così può stanare i belgi senza rischiare letali contropiedi. E infatti, ad eccezione di un debole destro di De Bruyne respinto da Romero (26'), i Diavoli Rossi nel primo tempo non calciano mai in porta. Lo schieramento di Sabella è stretto e compatto: in apparenza un 4-3-3 col tridente Lavezzi-Higuain-Messi, in realtà si tratta di un 4-4-2 dove il Pocho è largo a sinistra e Di Maria presidia la destra. In mezzo ci sono le geometrie di Biglia (Gago in panchina) e l'interdizione di Mascherano, che ringhia ovunque senza permettere a Witsel e Fellaini di ragionare.

L'infortunio di Di Maria (fuori al 33') rischia di rovinare i piani di Sabella, ma Enzo Perez - entrato al suo posto - è un prezioso gregario che aiuta la truppa a tornare in porto senza difficoltà. Il Belgio, che sino a oggi era apparso un gruppo in salute, è invece sulle gambe e, di conseguenza, per nulla lucido negli ultimi 20 metri. Le uniche due occasioni arrivano col fisico di Fellaini (colpo di testa alto al 61') e in pieno recupero (95'), quando Witsel calcia alto dal limite dell'area. Sarebbe stata una beffa del tutto immeritata per gli argentini, anche perché prima va segnalata la traversa di Higuain in apertura di ripresa e il clamoroso errore di Messi che, solo davanti a Courtois, gli calcia addosso (94'). Se il punteggio fosse stato in equilibrio, sarebbe andata diversamente.

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