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Milan-Berlusconi, vent'anni d'amore

Il 20 febbraio '86 l'acquisto del club

10 Feb 2006 - 11:20

E' una storia che compie vent'anni quella tra Berlusconi e il Milan. Giovedì 20 febbraio 1986, l'imprenditore diventa ufficialmente il proprietario della società (6 miliardi delle vecchie lire per il 51% del club) e dà il via all'operazione rilancio: da allora 7 scudetti vinti, 4 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa Italia e 5 Supercoppe di Lega. E un nuovo modo di concepire il calcio.

Il 10 febbraio del 1986 Silvio Berlusconi raggiunge l'accordo per l'acquisizione del 51% del Milan. Ma solo il 20 febbraio, dieci giorni dopo, la quota di maggioranza della società è ufficialmente sua. "Sono stati venti anni straordinari - sottolinea Galliani - Berlusconi rimarrà per sempre nella memoria dei tifosi del Milan. Non so se nei prossimi vent'anni vinceremo altri 23 trofei ma sicuramente qualcos'altro vinceremo". Una squadra rilanciata nell'olimpo delle top, una società plasmata fino a diventare "modello" del calcio moderno, una concezione di gioco basata sulla sapiente fusione di spettacolo e risultati, e tante scommesse vinte. E' la sintesi del ventennio rossonero targato Berlusconi. Anni di successi che hanno reso il Milan uno dei club più solidi e apprezzati in Europa e nel mondo e che portano l'impronta indelebile del suo proprietario. Il re delle emittenti tv private sbarca a Milanello per la prima volta il 1° marzo 1986, venti giorni dopo aver acquistato il 51% del club, diventandone proprietario. E da subito mette mano in prima persona alla sua "creatura". Abituato a decidere ogni dettaglio e a intervenire nella scelta di tecnici e giocatori, la sua prima grande scommessa vinta è Arrigo Sacchi, allora allenatore del Parma senza alcuna esperienza in serie A: con il tecnico di Fusignano in panchina, il Milan dà spettacolo in tutta Europa e vince uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali e due Supercoppe europee.

Chiuso lo straordinario ciclo di Sacchi, ecco un'altra sfida: tra l'indifferenza generale,  questa volta, è l'"inesperto" Capello il prescelto. Risultato? Quattro scudetti vinti (di cui tre consecutivi), con l'accoppiata scudetto-Champions nel 1994. Oltre a una Supercoppa europea e tre Supercoppe italiane. Ma, soprattutto, un allenatore che ha trionfato ovunque ed è considerato a ragione il miglior tecnico italiano. Dopo il 1994, anno dello sbarco in politica, la sua partecipazione in prima persona inevitabilmente si allenta. Nonostante i pochi blitz a Milanello e San Siro, Berlusconi non manca comunque di farsi sentire in tribuna e negli spogliatoi. Non lega con Tabarez ("Chi è? Uno che canta a Sanremo?") e Zaccheroni ("Un buon sarto"). Ancelotti? "E' uno di famiglia". Alle prese con l'eterno tormentone: "Gli allenatori del Milan - è il Berlusconi pensiero - saranno obbligati a giocare con due punte. Non devon avere paura. Paura può averne soltanto chi ama crogiolarsi nel vecchio". Di certo non lui. E allora non resta che augurargli altri di questi vent'anni.

Stefania Casarin

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