IL LUTTO

Addio Franco Rossi, genio immarcabile della cronaca sportiva

Il grande giornalista sportivo si è spento a 69 anni: nessuno come lui ha saputo mixare scoop, critica e spiazzanti paradossi

31 Ott 2013 - 13:43
 © Dal Web

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"Per una notizia sono anche disposto a scrivere la verità". Non sappiamo se Franco Rossi abbia chiesto una frase da scrivere sulla sua lapide, ma siamo certi che una ce ne sarà, e sarà geniale, spiazzante, incisiva come gran parte di quelle che siano uscite dalle sue dita o dalla sua bocca. Se ne è andato a 69 anni, l'ha ucciso il "solito", maledetto tumore, ma lui è riuscito - nell'ultimo tratto del percorso - a ricamare anche su quello, a usare il sarcasmo e l'ironia per dire una verità, o meglio la sua verità: "Il tumore non è una malattia: è un affare e una compagnia", aveva twittato non troppi mesi fa. 

Twitter, sì, che aveva imparato a usare con grande fatica, così come aveva imparato anni prima a capire e usare Internet, portando dritto dritto sulla rete lo show giornalistico che aveva imperversato per anni su carta (Tuttosport e Giorno le sue "case") e in tv, da Controcampo alle private. Nel frattempo, "invadeva" il Giappone, imparando la lingua, sposando la sua cultura (e non solo), teneva rubrica fissa sull' "Asahi Shimbun", il quotidiano di Tokyo che risulta il più venduto del mondo. Cosa che - va da sé - gli consentiva di vantarsi con quel suo irresistibile chiacchiericcio ancora semi-umbro (era nato a Marsciano, lo stesso paese di Giancarlo Antognoni) di essere il giornalista italiano in assoluto più letto sul pianeta. Ora, già intaccato dal male, si stava lanciando in una nuova ionosfera di calcio e giornalismo, la Turchia. Una beautiful mind, insomma, una mente che continuava a girare alla velocità di un motore Lamborghini esattamente come quando aveva 20 anni, e si abbeverava alla fonte di Gianni Brera, o a 30, 40, quando era senza discussione e larga maggioranza il segretario del partito dei cronisti del calciomercato, quello vero, quello degli alberghi milanesi dove tutto, ma proprio tutto, succedeva, e state tranquilli che Rossi lo sapeva. E via con gli scoop, sempre rigorosamente intervallati da paradossi, articoli spiazzanti quanto irresistibili, tutto e il contrario di tutto smentito con un'invettiva e un sorriso da vecchio mascalzone. Una mente che oggi - forse - si ferma, solo perché si è fermato il cuore. Ma, conoscendo Rossi, non ci giureremmo.

Il calciomercato secondo Rossi

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