la confessione 34 anni dopo

Juliano shock: "Organizzai una combine con Rivera per Napoli-Milan del 1978"

L'ex Napoli confessa: "Mi accordai con lui e Albertosi per un pareggio". La partita finì 1-1

22 Nov 2012 - 10:32
 © LaPresse

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La confessione arriva 34 anni dopo i fatti ma è, tristemente, di stretta attualità. "Nella stagione '77/'78, all'ultima giornata, affrontammo i rossoneri al San Paolo. Con un pareggio, ci saremmo qualificati entrambi per la Coppa Uefa. Per questo incontrai Rivera e Albertosi, prima del match. Decidemmo per il pareggio e, dopo aver spiegato tutto ai miei compagni, facemmo finire la partita 1-1".

A parlare, alla presenza di Stefano Palazzi, è stato Antonio Juliano, capitano, leader e anima del Napoli per più di 16 anni. Era il 7 maggio del 1978, due anni dopo Ricky Albertosi finì in manette per il coinvolgimento nel primo scandalo scommesse della storia del nostro calcio, il Milan fu retrocesso in serie B e il suo presidente, Felice Colombo, fu radiato.

Juliano ha parlato al convegno “Il calcio tra regole, lealtà sportiva ed interessi (criminali?)”. Le sue parole, oltre a gettare benzina sul fuoco in un mondo del calcio ancora scosso dallo scandalo scommesse di quest’estate e con molti giocatori che ormai compaiono più in tribunale che in campo, hanno gettato pesantissime ombre su Gianni Rivera, 69 anni, attuale presidente del settore giovanile e scolastico della Federcalcio. Giancarlo Abete, che lo nominò un anno fa, ha ripetuto più volte che “l’etica non va in prescrizione” e se la storia dovesse essere confermata, non avrà altra scelta che sollevare l’ex bandiera rossonera dal suo incarico.

E la storia, pubblicata ieri dalla Gazzetta dello Sport, sembrerebbe tutto fuorchè una bufala: “a un certo punto perdevamo (rete di Bigon al 74’ ndr) – ha continuato Juliano – e gli altri mi dicevano: ‘ma come? Ci hai detto che avremmo pareggiato...’. Allora io andai da Albertosi e gli ricordai che avevamo fatto un patto e che non capivo perché non lo stessero rispettando. E lui replicò: ‘capitano, ma che devo fare se io mi sposto a destra e i tuoi mi tirano la palla addosso?’ Questo mi disse”. Poi arrivò la svolta. “Angolo al 90’, Vinazzani che è uno che di gol di testa in carriera non ne ha mai fatti, va in mischia e firma il pareggio. E tutti eravamo felici: più di tutti i tifosi”, ha concluso la sua ricostruzione Juliano.

Gianni Rivera, interpellato in proposito, ha risposto piuttosto debolmente: “se il pareggio ci qualificava entrambi, allora non c’era nemmeno bisogno di parlarci. Francamente non mi ricordo molto bene. Però capitava che si parlasse tra di noi prima di una partita, poi però ognuno giocava la propria”. In sintesi quindi, secondo Rivera, “meglio due feriti che un morto” come disse Buffon nel ritiro della Nazionale. Una filosofia che però non può proprio sposarsi con il ruolo ricoperto da Rivera in Federazione, che è il più importante del calcio giovanile.

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