La sentenza entro la fine del 2003
Lontano dai clamori delle ultime convulse giornate che hanno investito il mondo del calcio italiano, prosegue senza sosta il processo per frode sportiva che vede implicata la Juventus nelle persone dell'amministratore delegato Antonio Giraudo e del medico sociale Riccardo Agricola. Lontano cioè dai rigori contestati, dalle espulsioni erroneamente comminate e dalla lotta senza quartiere che ha trasformato la Lega calcio presieduta da Adriano Galliani in una polveriera pronta a scoppiare, si sta consumando uno dei capitoli processuali potenzialmente più dirompenti della storia del nostro sport. Il procedimento giudiziario sulla presunta "farmacia Juventus", scaturito dal lavoro dal pubblico ministero torinese Raffaele Guariniello e dai suoi periti, il professor Benzi e la professoressa Ceci, docenti di farmacologia presso l'Università di Pavia, al termine di una inchiesta durata anni che ha assunto dimensioni monumentali, evidenziate dalle 20 mila pagine di atti raccolte in 36 faldoni, arriverà a conclusione entro la fine del 2003. Per il momento, terminata l'arringa dell'accusa, la parola è passata alla difesa, rappresentata dall'avvocato Luigi Chiappero e dal presidente onorario juventino Vittorio Chiusano. Un dibattito sempre più serrato, persino troppo accesso nei toni e nei modi. Un confronto senza esclusione di colpi e accuse. Una discussione che lunedì 20 gennaio ha conosciuto l'apice della sua drammaticità, con il violento alterco che ha visto protagonisti l'avvocato della difesa, Luigi Chiappero appunto, e il perito dell'accusa, professor Gianmartino Benzi, con il primo letteralmente infuriato al punto da lasciare l'aula e costringere il magistrato a sospendere l'udienza per venti minuti. Tensione pari alla gravità delle accuse avanzate contro la Juventus: frode, ricettazione, violazione dello Statuto dei lavoratori e della legge 626 del 1994. Sotto accusa, per essere chiari, presunte irregolarità nella detenzione e somministrazione ai giocatori bianconeri di diverse specialità mediche che lascerebbero intendere, secondo la tesi accusatrice, la volontà di adozione di pratiche dopanti. Secondo il pubblico ministero, tra il luglio del 1994 e il settembre del 1998, alcuni calciatori juventini furono "trattati" con medicinali vietati al fine di attuare "percorsi di attivazione biochimica, bioenergetica, neurotrasmettoriale a livello cerebrale, muscolare e cardiaco per incrementare le prestazioni" degli atleti.
Un procedimento, quindi, duro e serrato, la cui prossima udienza si terrà il 17 febbraio. La conclusione, però, non prima della fine dell'anno in corso.