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"Doping? No, solo un teorema"

L'avvocato Chiappero difende la Juve

03 Mag 2004 - 23:02

"Le tesi dell'accusa contro la Juventus, Giraudo e Agricola sono infondate". A ribadirlo è l'avvocato Chiappero, difensore del club bianconero nel processo per frode sportiva che si sta tenendo presso il tribunale di Torino. "Non esistono prove che la somministrazione di medicinali da parte del nostro staff medico ai giocatori prefiguri il ricorso a pratiche dopanti. E' un processo ingiusto, frutto di un teorema che va contro i dettami del Cio".

Voce ferma e sicura. Modi pacati, cordiali ma decisi. Nessun dubbio, solo una ferrea certezza. Il processo per frode sportiva che vede implicata la Juventus si fonda "su tesi non suffragate dalla letteratura scientifica" e discordanti coi "dettami del Comitato Olimpico Internazionale e con il decreto ministeriale attuativo della legge antidoping". Insomma, verrebbe da dire, un procedimento nato da pura volontà persecutoria, frutto di una vera e propria caccia alle streghe.
L'avvocato Luigi Chiappero è, insieme al presidente onorario della Juventus Vittorio Chiusano, la voce della difesa nel processo per frode sportiva che vede sul banco degli accusati l'amministratore delegato Antonio Giraudo ed il medico sociale Riccardo Agricola. Generato nell'estate del 1998 dalle indagini del pubblico ministero Raffaele Guarinello successive alle dichiarazioni dell'allora allenatore romanista Zdenek Zeman, il dibattito processuale è finalmente entrato nel vivo e entro la fine del 2003 giungerà a conclusione. Nel frattempo, lunedì 20 gennaio, ha vissuto il momento di più alta tensione sinora registrato, con la sospensione dell'udienza voluta dal giudice Giuseppe Casalbore dopo un violento alterco che ha coinvolto gli avvocati della difesa e i periti dell'accusa. "Non so quale sia il punto di vista del professor Benzi (consulente del pubblico ministero Raffaele Guariniello, ndr) - ha raccontato l'avvocato Chiappero a Tgcom - ma se ho lasciato l'aula e se il presidente Casalbore ha sospeso la seduta è perché effettivamente la ragione era dalla mia parte. Nell'occasione il mio interlocutore si è comportato con spiacevole supponenza, denunciando una forte tensione, figlia probabilmente dell'infondatezza delle tesi portate in aula contro i miei assistiti".

Precisazione d'obbligo. Contrasti tutto sommato marginali, di prassi in qualsiasi dibattito processuale. La questione è un'altra. Le accuse del professor Benzi, depositate lo scorso ottobre, appaiono chiare e ben circostanziate: detenzione di una quantità spropositata di specialità mediche, somministrazione illecita delle stesse, priva di regolare ricetta medica, mancata redazione delle cartelle mediche obbligatorie per legge per ciascun giocatore. Il tutto frutto di un disegno, secondo l'accusa, volto ad alterare le prestazioni degli atleti attraverso pratiche dopanti. Opposto il parere dell'avvocato di parte juventina. "Quello allestito contro la Juve, Giraudo e Agricola - ha puntualizzato l'avvocato Chiappero - non è un processo ma un teorema, fondato sul parere e lo studio, rispettabili quanto si vuole, di un esimio professore che non trovano però riscontro alcuno nella letteratura scientifica tradizionale e tradiscono la lettera del Comitato Olimpico Internazionale e i dettami della Commissione ministeriale antidoping italiana che ha concluso i lavori lo scorso mese di dicembre. Quanto sostenuto dal professor Benzi, insomma, non ha riscontri concreti e non trova conferme nello stesso mondo della medicina. Al più potrebbe essere oggetto di un convegno di studi".

Un attacco molto duro da cui prende luogo l'intera strategia difensiva. "I capi d'accusa sono infondati - ha continuato infatti Chiappero - e possiamo smontarli punto per punto. In primo luogo la quantità di specialità medicinali presenti nel magazzino societario di via Filadelfia non è quella riportata dall'accusa. In secondo luogo, come dimostreranno i nostri periti esperti di medici sportiva, il professor Ganzit e il collega Dal Monte, si tratta di un quantitativo perfettamente in linea con quelle che possono essere le esigenze di un club professionistico. La maggior parte delle scorte è infatti costituita da analgesici, antinfiammatori, e tipologie farmacologiche utili per i trattamenti a cui lo staff medico può decidere di sottoporre calciatori in attività alle prese con il problema del recupero fisico e atleti che devono invece riprendersi da traumi ed infortuni. Per quanto riguarda quei prodotti cui l'accusa fa riferimento quando parla di pratiche dopanti, vale a dire, tanto per fare un esempio, Neoton, Samir, Esafosfina e persino Voltaren, va ribadito che nessuno di questi figura fra i farmaci considerati illeciti o dopanti dal Cio e dalle commissioni antidoping nazionali ed internazionali. Per quanto concerne il capitolo cartelle cliniche, la situazione è altrettanto chiara. L'obbligo per la Figc di tenere un diario clinico giornaliero risale al 1999: è cioè successivo al periodo interessato dall'inchiesta. E la Juventus, dal '99 in poi, ha tutto in regola".

Detto questo, l'affondo. Sempre con la consueta decisione. "I capi d'accusa si fondano solo su supposizioni. Tesi non suffragate dalla letteratura scientifica. Il parere del professor Benzi è quello di uno stimato professionista e nulla più. Il nervosismo di cui ha dato prova in aula nasce dall'impossibilità di suffragare le sue posizioni con riscontri scientifici. Insomma, con delle prove. Per quanto si ritenga e si qualifichi come uno degli ultimi alfieri della lotta al doping in Italia, il perito dell'accusa non può pretendere che sia sufficiente dire: 'è così perché lo penso io'. Rispetto la sua scienza e il suo sapere, ma è nostro diritto e nostro dovere non accettare e subire simili prese di posizione".

Assenza di prove e accanimento giudiziario, dunque?. "L'indagine si è basata sulle dichiarazioni spontaneamente rese dai giocatori in sede di prelievo antidoping. Già questo di per sè evidenzia la non volontà di frode degli accusati. Inoltre dagli stessi verbali emerge che nello stesso periodo esiste uniformità di dichiarazioni con riferimento ai farmaci utilizzati dai calciatori delle varie squadre. Se dunque c'è stato un eccesso di medicalizzazione, ciò rappresanta una realtà comune al gioco del calcio.  Dalla supposta illecita detenzione di medicinali all'adozione di pratiche dopanti il passo è indimostrato. Stiamo parlando di un processo pilota. Ci conforta il fatto che la commissione ministeriale che ha redatto l'elenco dei farmaci vietati, senza possibilità di estensione analogica, non ne abbia incluso alcuno di quelli somministrati ai giocatori della Juventus".

Il prossimo 17 febbraio ci sarà una nuova udienza. L'avvocato Chiappero è pronto a partire al contrattacco: "I farmaci utilizzati dallo staff medico bianconero non hanno mai avuto alcun effetto dopante, e auspichiamo pertanto che attraverso la voce dei nostri consulenti si possa fare definitiva chiarezza. Senza inutili nervosismi".

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