Potrebbe essere caduto per colpa delle gomme dure o di un problema di elettronica
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La salma di Marco Simonelli è arrivata questa mattina a Roma, restituendo il corpo del campione al dolore della sua famiglia e dei suoi cari. Mentre si aspetta il funerale, si tenta, vedendo e rivedendo il video della caduta, di ricostruire la dinamica dell'incidente per cercarne la causa: il sistema elettronico, le gomme, il fisico imponente di SuperSic, la sua determinazione nel cercare di non cadere o solo una tragica fatalità?
"Tutti i provvedimenti per migliorare la sicurezza dei piloti sono stati presi", ribadiva due mesi fa il presidente della Dorna Carmelo Ezpeleta. Caschi indistruttibili, tute in pelle di canguro a prova di caduta, persino a prova di fuoco, circuiti messi rigorosamente a norma con vie di fuga sempre più ampie, abbattimento dei muretti (come quello che uccise Kato a Suzuka nel 2003). E allora forse il problema è nella moto.
ELETTRONICA- Il sistema elettronico potrebbe aver letto lo scivolare del pneumatico posteriore come una anomalia, anche per il fatto che Sic non ha lasciato del tutto cadere la moto. Correggendola, il sistema avrebbe, sostanzialmente, fatto riprendere il moto della ruota nel senso sbagliato e fatto finire Marco sotto le moto di Hedwards e Rossi. Ma allora l'elettronica salva o può anche uccidere? "L'acquisizione dati che abbiamo verificato - dice l'Ingegner Hokubu responsabile delle strategie di bordo Honda Hrc - indica che si è trattato di una vera fatalità. La moto di Marco ha perso aderenza davanti e dietro contemporaneamente tendendo a partire verso l'esterno della curva. Marco ha provato a raddrizzarla, a tenerla su, fino a quando le due gomme hanno ripreso aderenza. Era a gas completamente chiuso e in questa condizione nessuna strategia elettronica interviene.
GOMME- Dopo appena un giro, quasi certamente, quelle di Marco non erano ancora andate in temperatura. Ma è un dettaglio: la gomma fredda ha provocato soltanto la prima sbandata di Marco, non la seconda. Eppure qualcuno sostiene ancora il contrario: "Servirebbero i tabulati di Marco per capire cosa sia realmente successo", spiega Gigi Dall'Igna, direttore tecnico e sportivo di Aprilia Racing. "Certo è che il famoso traction control, ossia la componente elettronica che legge il comportamento delle ruote e lo interpreta, risponde a delle norme che si possono pre-impostare". Un modo dunque assai sofisticato per assicurare maggiore stabilità in corsa a seconda della personalità e della tecnica di guida di ogni singolo pilota. Stoner, per esempio, ne usa pochissimo. Altri di più. Nel caso di simoncelli "Il traction control potrebbe essere rimasto attivo mentre Marco cercava di tenere la moto alzata per non scivolare fuori pista". L'aggiustamento del rapporto giri della ruota posteriore/asfalto, effettuato elettronicamente, per una volta avrebbe arrecato un danno, provocando la traiettoria a rientrare della moto di Marco e rendendo inevitabile il tragico impatto. Per somma di sventura, in quel punto la strada iniziava a scendere, quindi la velocità della moto, con Marco sbilanciato, era in netta risalita. Impossibile rettificarla.
CASCO- Anche in questo caso si tratta di un evento imprevedibile. Nonostante l'introduzione dell'airbag nelle tute (e Simoncelli l'aveva), è praticamente impossibile proteggere la regione cervicale se si viene investiti. L’autopsia effettuata, di cui ancora non si conosce l’esito, dovrebbe chiarire i dubbi.
FISICO- “Lui, di fisico, ne aveva troppo: 20 cm più alto di Stoner, Pedrosa e Dovizioso; 20-25 chili in eccesso per pretendere di essere alla pari degli altri. Quando è così, si è costretti a strafare, ad andare oltre per tenere il ritmo degli avversari. A lui, questo, non importava e combatteva perennemente contro una gomma che si deteriorava prima delle altre e contro i consumi eccessivi di benzina. Ostinandosi e pure cadendo, perché “doveva farcela” anche in condizione di inferiorità. Picchiando con frequenza, cresceva potenzialmente il rischio di farsi male. Il livello della MotoGP di quest’anno è altissimo e quando l’agonismo raggiunge livelli estremi, aumentano gli incidenti” ha scritto Max Temporali su Sportmediaset.it. Simoncelli dunque non si è rassegnato alla moto che lo stava scaricando per terra in una scivolata che gli avrebbe tolto di mano una gara iniziata alla grande, ci ha messo il fisico, la sua gamba lunga, e ha posato il ginocchio a terra in un estremo tentativo di tenerla in piedi.
"L'incidente di Marco è la conseguenza di un atroce mix di fatalità", ha detto Franco Uncini, ex pilota scampato a un incidente simile a quello di domenica e ora responsabile della direzione di gara. Insomma, difficile sapere se c'è una causa, forse inutile chiedersi se avesse potuto andare diversamente, in questo momento si può solo piangere un grande pilota e cercare di conservare per sempre il ricordo della sua contagiosa allegria.