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Woody Allen non vuole andare in pensione nonostante le polemiche: nuovo film in cantiere dopo "Rifkin's Festival"

Il film esce in concomitanza con la riapertura delle sale italiane e per il prossimo il regista rivela: "Ho già pronta una sceneggiatura da realizzare a Parigi"

IPA

"Rifkin’s Festival" scritto e diretto da Woody Allen esce esclusivamente nei cinema italiani dal 6 maggio. Il regista torna con un film (il 49esimo) sul cinema (ambientato in una rassegna di cinema), un atto d'amore sconfinato per questa forma di spettacolo, con il suo consueto surreale umorismo, mescolando situazioni al limite dell’assurdo con storie dall’intreccio romantico a tratti amare. Le pesanti polemiche legate alla delicata vicenda di Dylan, sua figlia adottiva, non fermano però Allen che a 85 anni non ha alcuna intenzione di abbandonare. E già guarda al futuro e a un nuovo film: "Ho già pronta una sceneggiatura da realizzare a Parigi, ma la pandemia ha rovinato tutto". 

 

 

"Non appena si ripartirà spero di poter tornare lì a girarlo. È un film di cui posso solo dire che guarda un po' a Match Point", spiega Allen sul prossimo progetto. Sul presente invece, il regista smentisce che i motivi del blocco della distribuzione del nuovo "Rifkin’s Festival" negli Stati Uniti sia stato causato proprio dalla vicenda legata alla figlia e dall'ostracismo misto a politicamente corretto di cui è vittima da qualche anno. "Penso che questo film sia solo vittima della pandemia. Quando è uscito molti distributori stavano fallendo perché le persone guardavano la tv a casa. C'è stato, insomma, un grande cambiamento nella distribuzione, ma abbiamo già ricevuto offerte e negli Stati Uniti sono convinto che alla fine si vedrà".

 

Girato a San Sebastian, illuminato da Vittorio Storaro (alla quarta felice collaborazione con Allen) il film racconta di Mort Rifkin (Wallace Shawn), ex professore e fanatico di cinema sposato con Sue (Gina Gershon), addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di Sue con il giovane regista suo cliente, Philippe (Louis Garrel), oltrepassi la sfera professionale. Il viaggio è però per Mort anche un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro.

 

Il regista di tanti capolavori, da "Io e Annie" a "Blue Jasmine" ha spiegato la differenza tra cinema americano ed europeo, vero tormentone di "Rifkin's Festival": "Credo che la spinta principale di un film sia la sua innovazione, il tipo di realizzazione artistica. Il cinema negli States è rimasto immaturo, guidato com'è principalmente dal profitto. I film europei sono più avanti di quelli americani, sia nella tecnica cinematografica che nel soggetto".

 

"Rifkin's Festival", le immagini del nuovo film di Woody Allen

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