© Samuele Faulisi
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Giorgio Adamo e Alessandra Ferrari raccontano a TgCom24 come il lavoro di squadra, la dedizione e il lavoro sui personaggi rendono ogni replica un’esperienza unica, tra musica dal vivo e emozione sul palco
di Francesca Fiorucci© Samuele Faulisi
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Il musical "We Will Rock You" torna in scena dopo il successo delle scorse stagioni. Sul palco si rinnova l’energia delle canzoni dei Queen, protagoniste di uno spettacolo ricco di emozioni. Tra dicembre 2025 e la primavera 2026 lo show toccherà i principali teatri italiani: dal Rossetti di Trieste all'Olimpico di Roma, per concludersi al Nazionale di Milano. Scritto da Ben Elton con Roger Taylor e Brian May, lo spettacolo è ambientato in un futuro distopico dove la musica è stata bandita e un gruppo di ribelli lotta per riportare in vita la libertà di espressione. Un vero rito collettivo che unisce rock dal vivo, ironia e una potente riflessione sull’identità e sul coraggio di essere sé stessi.
Il nuovo show presenta un cast rinnovato, ricco di grandi interpreti: Giorgio Adamo è Galileo, giovane ribelle in cerca di verità; Asia Retico interpreta Scaramouche; Giada Maragno è la temibile Killer Queen; Davide Bonafini e Francesco Cazzolla vestono i panni di Khashoggi e Brit. Torna anche Alessandra Ferrari nel ruolo della carismatica Oz, affiancata da Massimiliano Colonna nei panni di Pop. Sul palco, una band rock dal vivo accompagna lo spettacolo, rendendo ogni replica un’esplosione di suono ed energia. La regia e l’adattamento sono firmati da Michaela Berlini, con una messa in scena attualizzata e vicina al presente.
Giorgio Adamo e Alessandra Ferrari ne hanno parlato a TgCom24, raccontando significato dello spettacolo e il lavoro sui personaggi, sottolineando l’attualità dei temi e la forza della musica dei Queen come strumento di libertà.
Cantare i Queen dal vivo è una responsabilità enorme, come l'affrontate e come vi siete preparati?
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Giorgio: E' stato un approccio meraviglioso con un modo di lavorare molto giusto per quanto riguarda la costruzione dei personaggi. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la regista Michela Berlini per un mese intero e questo ci ha fatto entrare nei personaggi per poi affrontarli anche vocalmente, che è sempre una grandissima responsabilità. In questo musical, è tutta una storia che cammina con un gruppo che va verso un obiettivo, e anche questi ostacoli si superano in maniera molto tranquilla. Ci troviamo un'eredità che è ineguagliabile, che è quella di Freddie Mercury, quindi sarebbe blasfemo da parte di chiunque volessi equiparare, ma cerchiamo di dare dignità con il nostro impegno e la nostra professionalità.
Alessandra: Le musiche di Queen e la voce di Freddie ci fanno da ispirazione, nel senso che poi chiaramente sta a ognuno di noi interpretare quello che voleva far passare Freddie con la sua voce. Cerchiamo di attenerci naturalmente al suo modo di esprimersi, quindi con tutta la forza della voce e della trasmissione dell'intenzione attraverso i suoi testi. E' un cammino che si fa con tutto il gruppo, a partire dai singoli ma anche poi per quel che riguarda l'ensemble che è un gruppo fantastico, composto da tanti giovani con tanta passione. Io e Giorgio abbiamo qualche anno in più alle spalle di carriera e quindi il nostro modo di lavorare si è formato negli anni, abbiamo ben incanalato la nostra passione. Questa passione sfrenata e l'intenzione ancora scoppiettante dei giovani è sicuramente un valore sacro che ci portiamo sul palco.
Le canzoni dei Queen vengono utilizzate per raccontare una storia, ma di fatto sono il vero motore dello spettacolo: che tipo di lavoro è stato fatto per mantenerle fedeli a sé stesse e allo stesso tempo vive?
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Giorgio: Questo musical ha debuttato a Londra nei primi anni 2000 ed è stato scritto, oltre alle musiche dei Queen, insieme a Ben Elton che ne ha scritto il libretto. Era una storia distopica già all'epoca che narrava effettivamente quello che un po' si è creato nel tempo, soprattutto con la riduzione della musica del vivo, con l'intervento negli ultimi anni dell'intelligenza artificiale. In Italia il libretto è stato adattato e viene adattato anno per anno, seguendo l'attualità e quello che succede dal punto di vista musicale, e con qualche sterzata politica. Non possiamo prendere tutto dall'Inghilterra perché altrimenti il pubblico non si calerebbe nei panni. Michela Berlini se ne sta occupando negli ultimi anni, ma il primo adattamento era stato fatto da Raffaella Roll. Il copione serba una leggerezza intrinseca, però in realtà porta dei temi che sono totalmente contemporanei. Abbiamo potuto constatare che il pubblico ne gode appieno.
A proposito di quanto stavi dicendo sui temi e l'adattamento all'attualità: lo spettacolo affronta tematiche molto attuali come quella dell'identità, della diversità, della libertà. Per voi come persone che valore hanno questi valori oggi?
Alessandra: Sono tematiche che vengono proposte in maniera dolce, che però fanno breccia. Vengono trattate con un'intensità tanta. Io sono molto legata a questo spettacolo oltre alle musiche di Queen, oltre ai personaggi, per la volontà costante di portare questi temi in teatro, in un luogo dove le persone si contagiano delle riflessioni che si fanno attraverso la storia. Io mi ci ritrovo davvero appieno nel personaggio e in come si sviluppa. C'è un sognatore, ci sono degli antagonisti e ci sono dei rivoluzionari che combattono contro questo mondo preconfezionato e insieme a Scaramouche lo aiutano a ritrovare la fiducia. E questo è un po' quello che si può creare anche nella vita reale, quando si ritrova un gruppo in cui ci si riconosce con le idee, con gli ideali, con gli obiettivi, e lavorare insieme appunto per raggiungerli. Nel disagio di questo personaggio io mi sento perfettamente a mio agio. E' uno spettacolo molto importante, oltre che dal punto di vista drammaturgico, dal punto di vista musicale, ma poi dal punto di vista tecnico con un'equipe fantastica. Siamo davvero in tanti, e lavorare a questa cosa in cui ci riconosciamo, perché tocca un po' di politica, tocca un po' di sociale, tocca le corde interiori di ognuno di noi.
A proposito dei personaggi che interpretate, vi vorrei chiedere quanto vi somigliano, se vi somigliano, e che cosa avete messo di voi stessi nel personaggio?
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Alessandra: Io interpreto Oz, Ozzy Osbourne, che insieme al suo partner in crime Brit, interpretato da Francesco Cazzolla, guida i Bohemians, un gruppo di rivoluzionari che aiutano Scaramouche e Galileo ad affrontare tutto ciò che succede. Li introduce un po' alla scoperta consapevole di sé, all'accettazione di quello che si è, della peculiarità che si hanno. Mi ci rivedo molto in Oz: per me è uno strumento attraverso il quale riesco a portare il messaggio che voglio portare. Lei è molto combattiva, è estremamente coerente con l'urgenza che ha di aiutare, di raggruppare le persone che non sono allineate al pensiero della Globalsoft, che è questa multinazionale che ha preso il sopravvento su tutto il pianeta. Lei e Brit decidono che chi si sente escluso deve essere accolto.
Giorgio: Io mi ci ritrovo appieno col personaggio. Ho avuto già modo di interpretarlo in passato, ero un po' più giovane, quindi l'unico scoglio con cui mi sono confrontato in quest'ultimo periodo sono state le mie insicurezze. Mentre sviluppavo tutte queste emozioni, ho cominciato a capire che io sono davvero Galileo. È un insicuro, però è uno che vuole esserci, vuole fare, è curioso, non smette mai di cercare, è confuso, però in realtà è molto volenteroso nel raggiungere degli obiettivi, anche se non si capisce bene quali, non lo sa. Però sa che c'è qualcosa, c'è una missione. E Giorgio questo lo sente dentro di sé, l'ha sempre sentito da piccolino e credo che rispetto a tutti i ruoli che mi hanno dato nel tempo è quello che mi somiglia di più. Ed è un sognatore, semplicemente un sognatore. Io mi ci rivedo davvero, davvero tanto.
Entrambi avete già lavorato in passato a questo musical, Giorgio ha interpretato Galileo nella versione in inglese portata in scena in Olanda, e Alessandra in un'edizione italiana precedente nel ruolo di Scaramouche. Come è stato affrontare questa nuova versione e quali sono state le difficoltà?
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Giorgio: Il mio ruolo è genericamente un ruolo da ventenne quindi diciamo che il compimento dei miei 40 anni quest'anno mi ha portato un attimo a interrogarmi. Sono ancora giusto per questo ruolo? E invece tutto il team mi ha fatto scavalcare tutti questi ostacoli. L'ostacolo B è stato l'aver affrontato in precedenza il ruolo totalmente in inglese, quindi esprimermi nella mia lingua è stato un confronto e una liberazione. Ha forse fatto uscire ancora di più ciò che sono, la mia autenticità. In un'altra lingua è come se seguissi una sorta di calco, c'è sicuramente qualche blocco. Poi per il resto credo che sia andata da sé, perché in realtà, come ti dicevo prima, mi sento molto Galileo e quindi spero che tutte le sfumature che riuscirò a dare con il tempo in questa tournée ricca possano portarmi a sognare sempre di più e a far sognare un po' tutte le persone che ci vengono a vedere in platea.
Alessandra: Nel 2018 ho fatto Scaramouche. All'epoca Oz la interpretava un'artista favolosa che è Loredana Fadda e che lo ha fatto per tanti anni. Quando ho saputo che il posto era vacante mi sono proposta subito perché era quello che avrei voluto fare anche nel 2018. In realtà è stato tutto molto giusto perché nel 2018 non ero affatto pronta ad interpretare Oz perché ero tanto piccolina. La mia Scaramouche era molto diversa da quella di Asia che ha una cazzimma molto importante. Quello che tentavo di portare io era una sensazione di frustrazione e di fragilità, ma allo stesso tempo la volontà di liberarsi. E' come se avessi sempre scelto Oz, però insomma la vita mi ha dato anche questo e ne sono molto molto grata perché per me è stato un passaggio fondamentale attraverso il quale sono cambiata molto. A chi fa il nostro mestiere viene data l'opportunità di crescere anche attraverso quello che si interpreta. Mi vien da dire che nella mia Oz mi porto tanta Scaramouche, però è come se fosse una Scaramouche evoluta.
Un'ultima domanda: qual è la canzone del musical alla quale siete più legati?
Giorgio: "Who wants to live Forever". Mi emoziona tantissimo quel brano, in tutte le salse. Quando arriva quel momento è quasi davvero difficile cantarlo perché è emozionante. Oltre alla tecnica è importante dal punto di vista emotivo.
Alessandra: Per me è "Under Pressure", mi libera proprio. Quando lo cantano io sono lì dietro che piango. Alcune parti del testo mi fanno venire la pelle d'oca. Come quando dice se ci rendiamo conto di essere degli esseri umani con un cuore e non c'è bisogno di accogliersi. Il tuo ruolo come essere umano è quello di dare voce all'amore e quindi dare una possibilità anche a te stesso e anche alle persone che non hanno voce. Siamo tutti qua. Ora basta, altrimenti mi metto a piangere.
12–13 dicembre 2025 – Sala Argentia Cinema Teatro, Gorgonzola (MI)
19 dicembre 2025 – Teatro Comunale Pavarotti-Freni, Modena
30 dicembre 2025 – 1 gennaio 2026 – Il Rossetti, Trieste
10 gennaio 2026 – Teatro Clerici, Brescia
16–18 gennaio 2026 – Teatro Colosseo, Torino
25 gennaio 2026 – Gran Teatro Infinity1, Cremona
30 gennaio 2026 – Teatro Verdi, Montecatini (PT)
7 febbraio 2026 – Teatro di Varese, Varese
12 febbraio 2026 – Gran Teatro Geox, Padova
19 febbraio 2026 – Teatro Cinema Galleria, Legnano (MI)
21 febbraio 2026 – ChorusLife Arena, Bergamo
25 febbraio – 1 marzo 2026 – Teatro Olimpico, Roma
3 marzo 2026 – Teatro Augusteo, Napoli
6 marzo 2026 – Teatro Politeama Greco, Lecce
8 marzo 2026 – Palatour, Bari
12 marzo 2026 – Teatro Lyrick, Assisi (PG)
14 marzo 2026 – PalaExpo, Locarno (Svizzera)
20 marzo 2026 – CMP Arena, Bassano del Grappa (VI)
24–25 marzo 2026 – Teatro Comunale, Ferrara
27–29 marzo 2026 – Politeama Genovese, Genova
1–2 aprile 2026 – Teatro EuropAuditorium, Bologna
9–19 aprile 2026 – Teatro Nazionale Italiana Assicurazioni, Milano