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Vegas Jones, il mixtape della promessa del rap

La giovane promessa racconta a Tgcom24 il mixtape che ha ottenuto in pochi giorni più di 100mila download

Su Vegas Jones, tra i giovani più promettenti della nuova scena rap, Don Joe dei Club Dogo ha puntato tutto.

Gli ricorda i suoi inizi, il rap puro, quello non edulcorato con più attenzione ai testi. Matteo Previtera ha 22 anni, pubblica da 4, e ha cominciato scrivendo poesie. A Tgcom24 racconta per la prima volta il suo percorso, senza scorciatoie, e con un solo obiettivo: "Raccontare il mio vissuto, da Cinisello Balsamo in poi...".

Vegas Jones ha pubblicato a sorpresa il mixtape "Chic Nisello", per Dogozilla Empire (ha ottenuto più di 100mila download in pochi giorni): 16 tracce con diversi featuring (da Emis Killa a Nitro e Fly) e produzioni di Majestic, Boston George e Kid Caesar.

 

Vegas come hai cominciato? 
Scrivendo poesie, da piccolo. Mi è sempre piaciuto il rap americano, agli inizi ascoltavo quello più commerciale. Ho scoperto il rap grazie alla mia passione per le autovetture e videogames. Prima era più una sfida personale e cittadina. Cinisello Balsamo non è Milano e ai tempi era quasi impensabile arrivare col sound in città, ma il mio unico obiettivo era quello di farmi conoscere nella mia città.

 

Cinisello torna spesso nei tuoti discorsi e nei tuoi testi, quanto è importante?
Tantissimo, tutto quello che dico viene da lì. Oggi in tanti dicono che Cinisello sia la capitale del rap italiano ed è bello. Mi rende fiero. Sono contento che sia sotto i riflettori, ricordo ancora quando a 11 anni andavo in giro a fare graffiti... A me piace raccontare anche le cose belle. Non ci sono solo gli spacciatori...

 

Quali sono i messaggi che lanci?
Il mio è un mixtape molto personale, che parla di me e di quello che ho vissuto anche oltre la città, ci sono tanti riferimenti. Ad esempio nell'intro del tape, nella traccia che si chiama 'Eclipse', a un certo punto dico 'i bambini per strada hanno già la tuta che piccoli zarri vivono il quartiere...' descrivo un mondo dove alle griffe si preferiscono le tute... Mi rivolgo a quelli che cercano un significato nella musica. Cerco sempre di mettere qualcosa di mio e di personale, cerco di fare qualcosa di diverso.

 

Dalla periferia a Don Joe, come è stato questo salto?
Intanto Joe è di Bresso, quindi abbiamo un filo conduttore che ci unisce. La periferia. L'approccio è avvenuto grazie al suo produttore, l'anno scorso ci siamo visti in studio e abbiamo cominciato a lavorare ai singoli.

 

Il rap italiano ti piace?
Non mi piace come suona, preferisco il modo in cui vengono raccontare le cose in America. I colleghi li ascolto perché devo sapere cosa succede in giro, che siano amici o nemici...

 

Tu hai più nemici o amici?
In tanti fanno gruppo, io preferisco starmene per i fatti miei. Con qualcuno si è instaurato un rapporto speciale, come con Emis Killa. Mi ha contattato perché ha visto le cose che scrivo e abbiamo questo filo periferico che ci accomuna, ci capiamo al volo. Così è nato il brano 'Gucci Benz'. La prima volta che l'ho visto mi sembrava di avere davanti mio cugino. C'è un rapporto familiare. E poi Emis lo ascoltavo già a 13 anni...

 

Stai percorrendo la vecchia strada, niente talent, tanti live...
Step by step. Sono fatto così, mi piace muovermi piano piano, in modo graduale e senza bruciare le tappe. Un anno fa non ero neanche pronto a fare un disco ufficiale, per me la musica viene prima di tutto. Stare sul palco è la cosa che mi interessa di più. Devo tutto alle mie esibizioni live. Anche davanti poche persone mi piace dire le mie cose, mi piace interagire con il pubblico. Guardare in faccia le persone che ho davanti e ultimamente vedere gli stessi volti nei vari live mi riempie di orgoglio.