IN GARA PER LA GERMANIA

Giulio Ricciarelli, un italiano nel 'labirinto' degli Oscar

Il regista italo-tedesco de "Il labirinto del silenzio", che rappresenta la Germania agli Academy, ha svelato a Tgcom24: "E' un film emozionale, molto italiano""Non essere cattivo" non piace agli americani

20 Dic 2015 - 12:50

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Dopo l'esclusione di "Non essere cattivo" di Claudio Caligari dalla corsa all'Oscar, ora l'Italia spera in Giulio Ricciarelli. Papà italiano e mamma tedesca, il suo primo lungometraggio "Il labirinto del silenzio" (che uscirà il 14 gennaio) è entrato nella shortlist dei film stranieri come rappresentante per la Germania. "L'impostazione è teutonica, ma il mio lato italiano è molto presente - ha raccontato a Tgcom24 - Non ho paura di mostrare le emozioni".

Giulio Ricciarelli, un italiano nel 'labirinto' degli Oscar

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Ambientato nella Germania della fine degli Anni Cinquanta, "Il labirinto del silenzio" segue l'intricata ricerca della verità da parte del giovane procuratore Johann Radmann (Alexander Fehling), disposto a tutto pur di documentare i crimini commessi ad Auschwitz dai gerarchi nazisti, emigrati o reinseriti nella società. Il film è il candidato presentato dalla Germania agli Oscar ed è entrato nella shortlist dei film stranieri. Per l'annuncio della cinquina ufficiale bisognerà attendere il 14 gennaio (che coincide con la data di uscita del film in Italia).

In un italiano appena venato dall'accento tedesco, Ricciarelli svela che il film è nato dal bisogno di portare alla luce una pagina ancora poco conosciuta della storia tedesca: "Negli Anni Cinquanta nessuno sapeva cosa fosse Auschwitz. Il crimine più famoso del mondo era totalmente sconosciuto".

Il film ripercorre le vicende giudiziarie che hanno portato a galla la verità sugli orrori di Auschwitz. Com'è nato questo progetto?
Elisabeth Bartel (la sceneggiatrice ndr.) aveva letto un articolo sul processo di Francoforte e mi contattò. Io per primo non sapevo nulla delle vicenda ed è una cosa che mi ha stupito e affascinato allo stesso tempo. Nelle scuole tedesche si insegna l'Olocausto, ma non si approfondisce come se ne è presa coscienza negli anni immediatamente successivi.

Il protagonista Johann porta avanti la sua battaglia in un contesto a lui avverso...
Arrivare al processo era essenziale, ma è stato anche molto difficile perché la società era in pieno miracolo economico e voleva andare avanti. Nel film ho voluto sottolineare anche quanto fosse importante in quel momento raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti, evitare che venissero perdute per sempre.

Oggi sembra quasi impossibile pensare che all'epoca nessuno sapesse cosa succedesse ad Auschwitz...
Era necessario ricreare quell'atmosfera, ma è stato un grosso rischio riportare il pubblico a questa situazione di ignoranza. In Germania è stato accolto bene, anche se tanti tedeschi devono ancora fare i conti con la propria storia familiare: zii, nonni o parenti che vissero quel momento e se ne resero complici.

Il film ha un'impostazione tedesca, anche se poi il protagonista va a prendere la fidanzata in Vespa come un vitellone italiano...
E' un modello simile alla Vespa. Io avevo richiesto la Vespa, ma poi dalle ricerche storiche è emerso che nel '58 in Germania non c'era (ride ndr). La mia parte italiana è comunque molto presente nel film, non ho paura di mostrare le emozioni. Per metà sono latino e questo emerge inevitabilmente in tutti i miei lavori.

Dopo tanti film da attore questo è il tuo debutto da regista di un lungometraggio. Come ti sei trovato dietro la macchina da presa?

Sapevo già che mi sarebbe piaciuto, ma la cosa a cui non ero preparato era la pressione continua a cui sono stato sottoposto per un intero anno: dalla preparazione, al set (che è una guerra!), fino alla fase di post-produzione. Ma è stato bello lasciarsi travolgere da tutto questo.

Tornerai ancora a recitare o vuoi cimentarti solo nella regia, magari con un film italiano?
Se mi propongono una bella parte non rifiuterei, ma devo dire che la regia mi ha appassionato parecchio. Il cinema italiano è pieno di talenti, mi piacerebbe venire a lavorare in Italia...

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