RICORDI D'ATTORE

Silvio Orlando, un prof che ancora studia: "Che fatica fare il leader di un gruppo"

L'attore napoletano è in giro in questi mesi con lo spettacolo "La scuola", dove riprende il ruolo interpretato nel celebre film di Daniele Luchetti. Tgcom24 lo ha incontrato

23 Mar 2015 - 10:06
 © ufficio-stampa

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Tornare sul luogo del delitto a distanza di vent'anni. E' quello che ha fatto Silvio Orlando, riprendendo il suo ruolo ne "La scuola", in una tournée che proseguirà fino al mese di maggio, per poi ripartire nel 2016. Un ruolo, quello del professore, che gli si addice particolarmente. "Non è che posso fare il supereroe - dice a Tgcom24 -. Il ruolo dell'intellettuale più o meno gradevole, forse è quello che posso rappresentare meglio".

Silvio Orlando, un prof che ancora studia: "Che fatica fare il leader di un gruppo"

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Infaticabile, l’attore napoletano, ripropone le traversie di un gruppo di insegnanti alle prese con gli scrutini di una classe del quarto anno delle superiori, con i riflettori puntati, sugli aspetti tragicomici del rapporto intergenerazionale, sulle debolezze umane, ma anche su quella potente energia vitale che - tra luci e ombre - circola tra i banchi.

Perchè riportare in scena uno spettacolo, che debuttò con un titolo diverso ("Sottobanco") nell’ormai lontanissimo 1992?
Non tutto quello che avevamo espresso all’epoca ne aveva esaurito potenzialità. La scommessa è stata rappresentare qualcosa che non fosse una minestra riscaldata; un lavoro più profondo più melanconico con varie sfaccettature che non fossero solo quella comica. Mi sembra che ciò sia avvenuto ed è la massima soddisfazione per noi. E poi il nostro è uno spettacolo che sopravvive al tempo, perché la domanda che si pone è sempre la stessa: cosa ce ne facciamo degli ultimi della classe (figura nel nostro copione simboleggiata dallo studente Cardini). E’ un quesito a cui non c’è una risposta, tra l’altro, poiché sia nel caso di un’accoglienza a tutti i costi, sia nel caso una rigida selezione, cioè di un’esclusione, siamo in presenza di utopie che ci riportano sempre al punto di partenza.

Qual è il rapporto tra la scuola che lei mette in scena e quella che lei ha frequentato da liceale?
I miei sono stati gli anni più terribili della scuola . Erano gli anni del grande afflusso di massa all’istruzione, siamo arrivati in tanti in strutture del tutto insufficienti. Questo ha prodotto catastrofi di tutti i tipi. Però forse c’era uno spirito un po’ diverso, si trovava il modo di reagire insieme, avevi la sensazione che si andasse da qualche parte; poi questa cosa è svanita...

C’è qualcuno che ha conosciuto ai tempi della scuola da cui ha tratto ispirazione?
Tutti i personaggi che interpreto partono sempre un po’ da me, da come sono fatto e da come avrei fatto io, forse, il professore. Poi ho avuto un docente, in particolare, un prete, che al di là delle materie che insegnava, ha contribuito alla mia formazione. Aveva un cineforum nella sua parrocchia a Napoli, che ho cominciato a frequentare e dove ho acquisito una visione più allargata di questa forma espressiva, del cinema. E da lì è cominciato tutto .

Il ruolo di prof le si addice particolarmente. Ma qual è, a questo punto della sua carriera, un personaggio che non le è stato ancora proposto e che lei vorrebbe fare?
Non è che posso fare il ruolo di un supereroe... diciamo quindi che il ruolo dell’intellettuale, più o meno gradevole, forse è quello che antropologicamente e fisicamente, posso rappresentare meglio insomma. E nell’ambito delle piccole-vite, poi, ci sono tante sfumature che si possono andare a esplorare. Non è affatto un microcosmo rassicurante, perché gli esseri umani sono delle miniere di orrore e di meraviglia. Insomma, alla fine è sempre il racconto degli esseri umani lo spettacolo più bello

Con grande versatilità è passato dal grande al piccolo schermo al teatro. Ma, nella sua esperienza, il cinema e il teatro restano due mondi estremamente diversi tra loro, oppure no?
In teatro ti costruisci tu la casa dove vai a stare, con il cinema no, sei in affitto in qualche modo. A teatro puoi creare un progetto, mentre nel cinema è un po’ più complicato per un attore fare un percorso per così dire coerente.

In una carriera così densa come la sua c’è spazio per cose nuove da imparare?
Mi sento abbastanza 'naturalmente’ attore. Il ruolo di capocomico, invece, lo sto imparando; nei panni di leader di un gruppo faccio un po’ più fatica a immaginarmi, non ho quella struttura (neanche personale) per gestire il potere, diciamo così. Quella è una cosa che sto imparando, per esempio. Poi c’è un’altra cosa da tener presente, in teatro c’è una differenza tra attore-protagonista e primo-attore. Dei primi ce ne son tanti. Primo attore è invece una figura che deve essere di riferimento per gli altri, che riesca, per esempio, a far capire alla compagnia che un piccolo ruolo non è un’umiliazione, ripeterlo tutte le sera non è motivo per sentirsi sconfitti.

E nel futuro di Silvio Orlando cosa c’è?
Ho in mente di fare 'Napoli Milionaria', con l' obiettivo portarla in scena nel 2016-2017. Poi vorrei fare tante cose, non ho mai fatto un Cechov, Moliere…spesso però al di là della tua maturità professionale per fare questi grandi classici c'è bisogno anche di un struttura, di un gruppo di attori giusto per poterli realizzare . Perché una straordinaria performance in mezzo a una cosa non messa a fuoco si può anche fare , ma….

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