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Roman Polanski, il nuovo procuratore di Los Angeles riconsidera il caso di stupro

ll regista fu condannato nel 1977, accusato di violenza sessuale ai danni di una minore. Vuole dimostrare che i giudici ai tempi del processo ebbero nei suoi confronti un atteggiamento ingiusto

IPA

Si apre uno spiraglio per Roman Polanski.

Il nuovo procuratore della contea di Los Angeles, George Gascón, ha accettato di riaprire un documento che potrebbe aiutare il regista premio Oscar per "Il Pianista" a dimostrare che 45 anni fa, all'epoca del processo per lo stupro di una minorenne, la magistratura infierì ingiustamente su di lui. Gascón ha dato via libera alla trascrizione di una testimonianza del 2010 di Roger Gunson, il sostituto procuratore che nel 1977 istruì il caso contro il regista per violenze sessuali su Samantha Geimer, che ai tempi aveva 13 anni.

 

Polanski, che ha 88 anni, ai tempi del processo si era dichiarato colpevole, ma scappò in Francia prima della sentenza. Negli anni ci sono stati vari sforzi di precedenti procuratori di estradarlo negli Usa sono risultati vani, così come gli sforzi del cineasta di risolvere il caso senza prima far rientro negli Usa. Gascón è stato eletto nel 2020. La sua decisione lascia indicare una disponibilità del procuratore di riconsiderare il caso "con occhi nuovi", scrive il magazine di spettacolo Variety.

Il nuovo procuratore sarebbe stato influenzato dalla posizione assunta dalla Geimer: da anni la donna ha chiesto l'archiviazione del caso e il 20 giugno ha scritto a Gascón chiedendo di pubblicare la trascrizione per un riesame "a mente sgombra" da pregiudizi. "Il sospetto ha circondato questo caso per 40 anni", ha dichiarato al settimanale di spettacolo Tiffiny Blacknell, un'attivista vicina al procuratore: "Molta gente pensa che qualcosa di improprio sia stato commesso. Condividiamo questa curiosità e questa preoccupazione".

 

Da tempo Harland Braun, il legale di Polanski, sostiene che la trascrizione dimostrerebbe le accuse del regista contro il giudice Laurence Rittenband che aveva in mano il caso e che, alla vigilia della sentenza, avrebbe confidato ad amici l'intenzione di far carta straccia del patteggiamento condannando Polanski a 50 anni di prigione. La richiesta di Braun era stata finora ripetutamente negata, l'ultima volta nel 2017 assieme a quella per l'archiviazione del caso. Su richiesta dell'allora legale di Polanski, Gunson era stato interrogato per tre giorni a porte chiuse nel 2010. Il sostituto avrebbe accusato Rittenband di comportamenti inappropriati e sostenuto che i suoi superiori gli avrebbero impedito di rimuovere il giudice dal caso.

In passato l'ufficio del District Attorney si era categoricamente rifiutato di chiudere il caso fintanto che Polanski fosse rimasto all'estero sulla base della dottrina secondo cui i fuggiaschi si privano automaticamente dei loro diritti. "Adesso però c'è qualcosa di nuovo che si chiama Zoom", ha argomentato l'avvocato del regista: "Polanski potrebbe comparire in videochiamata da Parigi".

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