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Neil Young emoziona e coinvolge con un concerto magistrale

Il rocker canadese emoziona il pubblico milanese del Market Sound con unʼesibizione travolgente

Da "After the Gold Rush" a "Heart of Gold" e "The Needle and the Damage Done" fino a "Mother Hearth".

Voce, piano, chitarra e armonica. Neil Young apre così il concerto milanese al Market Sound. In solitaria, come ai vecchi tempi, cappello nero calato in testa, maglietta con la scritta Earth (nome dell'ultimo lavoro dell'artista) e jeans neri. Ed è subito magia. Un'esibizione corposa ed emozionante, come solo i mostri sacri della musica sanno offrire.

Quasi tre ore di musica, un fil rouge dalla forte impronta ecologista, come nell'album del 2015, "The Monsanto Years", disco di protesta contro i media, la politica e la Monsanto, due ragazze che entrano sul palco e gettano semi innaffiando piantine, seguite poi da alcuni disinfestatori in tuta bianca. Un concerto a più binari e con tante sfumature, che toccano corde diverse. Tanti i momenti nostalgici, soprattutto nella prima parte più intimista, travolgente la sessione elettrica, con assoli che durano anche 15 minuti, come “Cowgirl in the sand”, ed emozionante quella country.

Dopo il momento in solitaria Young suona e canta con i "Promise of the Real", band composta tra gli altri dai figli del grande Willie Nelson, Lukas e Micah, raggiunti poi sul palco dal padre, 83 anni e una vera e propria leggenda della musica americana. Insieme Neil e Willie "ruggiscono" come leoni in" Are There Any More Real Cowboys?" e "On the Road Again". C'è poi anche un omaggio all'Italia con "Nel blu dipinto di blu" eseguita magistralmente al pianoforte da Lukas Nelson. Sul palco l'atmosfera si scalda, canzone dopo canzone, gli artisti sono affiatatissimi, si completano gli uni con gli altri, ognuno dà il meglio di sé e con "Alabama", "Love to Burn" o Powderfinger" l'emozione è alle stelle, le chitarre all'unisono. A chiudere è "Rockin' in a Free World", cantata con il pubblico per un tempo che sembra infinito.

Un unico bis, “Homegrown”, anche se in molti aspettavano qualcosa di più magari classici come “Cortez the killer” o “Hey hey my my”. Poi i saluti. Sul palco ci sono tutti, a cerchio intorno a Nelson, si inchinano, saltellano e sorridono. L'età non conta, al Market Sound a trionfare è stata la musica, quella vera e intramontabile.