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Mudimbi, il mago che tira fuori dal cappello un rap pieno di ironia

Esce il 9 febbraio "Michel", album che conterrà anche il brano presentato al Festival di Sanremo

Mudimbi, il mago che tira fuori dal cappello un rap pieno di ironia - foto 1
ufficio-stampa

Esce il 9 febbraio "Michel", primo album di Mudimbi, eclettico rapper di origini italo-congolesi che fa dell'ironia la cifra della sua proposta.

L'album conterrà il brano "Il mago" con cui sarà in gara nelle Nuove Proposte la Festival di Sanremo. "Per me fare musica è sempre come dare a chi ascolta la possibilità di aprire una finestra per prendere una boccata d'aria fresca" spiega.

Mudimbi, il cui vero nome è Michel Mudimbi (San Benedetto del Tronto, classe 1986), è un artista la cui attitudine verso la musica si è sviluppata di pari passo con le difficoltà che ha dovuto incontrare nel corso della vita. Una reazione istintiva a una storia personale fatta di umiltà, perseveranza e rivalsa: cresciuto senza padre, con la madre che è una guida fondamentale per Michel, dopo dieci anni di lavoro in officina abbandona tutto per seguire seriamente la sua passione per la musica. "La mia filosofia è quella che sta all'interno del brano 'Il mago' - dice -. Sappiamo tutti che la vita riesce a pedinarci in maniera impeccabile, quindi non vedo perché io con il rap dovrei metterci il carico da 90. Per me fare musica è sempre come dare a chi ascolta la possibilità di aprire una finestra per prendere una boccata d'aria".

Mudimbi, il mago che tira fuori dal cappello un rap pieno di ironia - foto 2
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E in questo è compreso un uso dell'ironia molto spiccato...
Quello proprio nella vita. Ancora prima che nella musica è il mio modo di fare. Non saprei dire se l'ho imparata da qualcuno o mi sono reso conto che era meglio per me fare così altrimenti mi sarei buttato dal balcone. Sicuramente è connaturata al mio modo di essere anche se questo non significa che non mi renda quando un problema è serio e richiede un'attenzione particolare. Ma non mi piace essere catastrofico, vedere negativo a prescindere. Anche perché comunque le cose vanno avanti quindi meglio affrontare le cose con ironia. 

Come è nato il riferimento a Orietta Berti nella canzone?
Non c'è stato uno studio ma è venuto in maniera del tutto casuale. Un po' l'accostamento a "Fin che la barca va" veniva naturale, in più chiudeva bene la rima, quindi... In generale mi piace molto citare. Nomi e cognomi o frasi. A volte la gente nemmeno se ne accorge perché inserite in un determinato contesto magari vengono assimilate senza clamori. Questa è l'unica componente nazionalpopolare che credo di avere.

"Michel" è un album molto personale a partire dalla copertina, che ti ritrae bambino...
Dentro c'è molto di personale anche se non nella maniera in cui magari ci si aspetterebbe. Racconto alcuni spaccati della mia vita e alcune cose che ho visto o sentito da altri. Quello che faccio io, come facevano i vecchi cantastorie, è prendere da tutto ciò che mi circonda.

Questo per quanto riguarda temi. E come sound?
Si trova tutto quello con cui sono venuto in contatto in questi anni e chi mi piaceva racchiudere in questo album.

Con il rap hai avuto un rapporto di amore-odio... Lo hai abbandonato a lungo poi sei tornato.
Il mio è un mondo aperto a varie possibilità. Più passa il tempo e più mi rendo conto di aver voglia di mettermi in gioco. Con il rap c'è stato un bel periodo di titubanza, ora che questo amore è consolidato mi tengo comunque aperte mille porte. Anche perché tendo ad annoiarmi con molta facilità e quindi sperimentare e cambiare è vitale per non addormentarmi...