Il cantautore pubblica il suo album di esordio, nato con la collaborazione del chitarrista degli Avion Travel scomparso nel 2017
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Porta il suo stesso nome il titolo dell'album di esordio di Marco Greco. Il cantautore romano arriva a questo traguardo dopo una serie di riconoscimenti da parte della critica come il premio Fabrizio De André e la finale di Musicultura. Dietro qesto lavoro c'è una collaborazione importante, quella con Fausto Mesolella, scomparso improvvisamente il 30 marzo del 2017.
Greco arriva a questo appuntamento con riconoscimenti come il Premio Fabrizio De André per "Sconosciuti", la finale di Musicultura dello scorso anno, con "Abbiamo vinto noi", che gli ha fruttato il Premio della Critica, i tour con Enrico Ruggeri e Loredana Berté. Nel suo esordio si allineano pezzi che avevamo già ascoltato e novità piene di energie folk, mediterranee, per un artista nato e cresciuto a Roma, ma con un cuore che batte vicino al bagnasciuga con canzoni come "L’ombra del mare", "Ortica e rosmarino") e riesce a mediare fra istinto artistico e un lavoro accurato su testi e armonie. Ci sono i ritmi del ballo che guarda al Sudamerica e la tradizione popolare di una città che gli appartiene. con la giusta dose di commozione.
L'album è caratterizzato da sapori anche molto diversi tra loro. Quali sono le tue principali fonte di ispirazione?
Parto sicuramente dal grande cantautorato italiano, quello intramontabile: sono cresciuto ascoltando Battisti, Modugno e Lucio Dalla, Paoli... Ognuno mi ha lasciato un segno profondo. Poi crescendo e avvicinandomi alla musica professionalmente ho allargato molto gli ascolti e ho trovato bellezza in tante musiche e stili diversi. Mi affascina molto la musica sud americana, il flamenco ma anche il jazz di interpreti come Armstrong, Billy Holiday, Chet Backer, Keith Jarret, o anche autori classici come Satie e Chopin... insomma non ci sono confini ed è giusto che sia così perché la musica è un unico grande mare da cui bisogna lasciarsi portare. I generi credo che siano solo modi diversi di arrivare allo stesso obbiettivo, l'emozione.
A proposito di mare, nelle tue canzoni è spesso protagonista. Cosa significa per te?
Ho un legame forte col mare, vengo da una famiglia di appassionati e in parte ci sono cresciuto in riva al mare. Come tutte le cose profonde e radicate è difficile spiegarlo ma sento che il mare è il mio elemento primario; sentire il rumore delle onde mi calma e l’orizzonte aperto mi rimette in contatto con quel senso di infinito che nella creatività ma anche nella vita per me è fondamentale. Il mare fa parte di me e quindi c’è spesso nelle mie canzoni.
Quando e dove nascono le tue canzoni?
Le canzoni nascono quando e dove vogliono nascere, non c’è una regola precisa. E’ un processo abbastanza misterioso e quasi inspiegabile , quello che so è che si tratta di qualcosa che sgorga da dentro naturalmente senza forzature ed arriva quasi sempre nei periodi in cui sei in contatto profondo con te stesso e con quello che provi, nei momenti in cui sei più umano...
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Quanto c’è di Fausto Mesolella in questo disco?
Tantissimo. Fausto ha guidato me e i miei musicisti in ogni nota e in ogni silenzio di questo disco. Credeva fortemente in ogni canzone di questo album e ha messo il suo genio a disposizione nella maniera più totale: ci ha diretto e accompagnato, ha suonato 4 o 5 strumenti, ha fatto i cori, ma sopra ogni cosa ci ha ispirato e illuminato col suo modo unico di vivere la musica, istintivo e saggio, profondo e lieve allo stesso tempo. Un grande maestro e una persona splendida che porterò sempre dentro di me.
Quando lui è venuto a mancare cosa ti sei portato dietro della sua lezione nel finire l’album?
È stato un fulmine a ciel sereno e insieme al dolore forte di perdere un guida e un amico ho sentito dentro di me una grande responsabilità, finire il disco con lo stesso spirito con cui era cominciato, era il suo ultimo lavoro e lo doveva a lui e a me stesso. La prima cosa che ho fatto è dedicargli una canzone, la piu intensa del disco secondo me , “Il Maestro sta in cielo” in cui ho racchiuso tutto ciò che Fausto significava per me e tutto il bene che gli volevo. Poi ho aggiunto gli ultimi brani e li ho lavorati insieme alla mia squadra riproducendo esattamente lo stesso metodo di lavoro che Fausto ci aveva insegnato e proprio in quella fase ho capito quanto avessimo assorbito i suoi insegnamenti e quante cose ci aveva lasciato.
Che rapporto hai con Roma e la sua tradizione cantautoriale?
Ci sono nato e ci ho sempre vissuto quindi ovviamente ho un legame intimo con questa città e soprattutto con il mio quartiere Monteverde ma quando scrivo lavoro di fantasia, cerco un altrove vado via da Roma. Per quanto riguarda la tradizionale cantautorale romana, pur apprezzandola, non sento di farne parte come non sento di fare parte di nessun filone in particolare ; mi sento un po' un outsider e mi piace cosi.
Come è nata la collaborazione con Federico Zampaglione?
Ci siamo incontrati a una masterclass sulla scrittura di canzoni, gli ho fatto sentire un paio di canzoni voce e chitarra e ho visto Federico appassionarsi ; da li è nata una bella amicizia e abitando vicini ci vediamo spesso per lunghe chiacchierate e schitarrate. Nel disco c’è una bonus track in cui abbiamo duettato in “ Sconosciuti” ed è stata una bella emozione.
Cosa significa essere un cantautore oggi?
Significa sapere di avere intrapreso una strada lunga e tortuosa e nonostante questo lavorare duro e con entusiasmo per lasciare un segno di bellezza e di verità difendendo, sempre e comunque, la propria unicità.
Oltre a quello con Mesolella il tuo percorso è caratterizzato dall'incontro con importanti personalità, da Paolo Conte a Enrico Ruggeri, Loredana Bertè e Federico Zampaglione. Cosa hai preso da ciascuno di loro?
Ho visto ognuno di loro lavorare da vicino e ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa di diverso ma se dovessi trovare un filo rosso che li unisce ti direi che sono tutti artisti curiosi e appassionati che hanno puntato sulla coerenza e sulla credibilità della loro arte non omologandosi e cercando sempre la qualità come punto d’ arrivo; hanno avuto coraggio e hanno vinto la scommessa.
Hai alle spalle riconoscimenti importanti da parte della critica. Quanto conta per te?
Mi fanno molto piacere e mi incoraggiano a continuare sulla mia strada.
Hai un sogno nel cassetto?
Si ma io sono scaramantico e se te lo dico poi non si avvera… ti posso solo dire che ha a che fare col mare...