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Deproducers, quando la musica vola alto: "Rendiamo emozionante la scienza"

Il gruppo composto da quattro noti produttori e musicisti (Cosma, Maroccolo, Casacci e Sinigallia), torna a proporre dal vivo il suo spettacolo "Planetario"

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Torna l'affascinante intreccio tra musica e scienza dei Deproducers che, dal 17 febbraio, porteranno dal vivo il loro spettacolo "Planetario". In scena immagini ufficiali dell'Esa e della Nasa, visual suggestivi creati ad hoc, la voce dell'astrofisico Fabio Peri e la loro musica. "I temi sono alti - dice Vittorio Cosma a Tgcom24 - ma per noi è un punto quasi politico renderli fruibili a tutti. Trasformiamo la scienza in emozioni".

Deproducers, quando la musica vola alto: "Rendiamo emozionante la scienza"

I Deproducers sono un vero e proprio supergruppo composto da Vittorio Cosma (Pfm, Elio e le storie tese), Gianni Maroccolo (Litfiba, Csi), Riccardo Sinigallia (Tiromancino) e Max Casacci (Subsonica). A due anni dalla pubblicazione dell'album e delle prime esibizioni dal vivo si ripresentano, forti delle esperienze maturate anche nel campo delle colonne sonore ("Italy in a day" e "La vita oscena"), e con uno spettacolo che si rinnova grazie a particolari "focus" sulle recenti "conquiste dello spazio". Supergruppo e scienza: sembrerre proprio il caso di dire che in questo caso si vola alto, ma Cosma precisa subito... "In realtà uno dei nostri obiettivi è quello di non essere alti - dice -. Per noi è un pnuto quasi politico l'affrontare tematiche alte ma renderle fruibili. Tanto che abbiamo scelto un astrofisico maestro nella comunicazione come Fabio Peri, che è il direttore del Planetario di Milano. Lui riesce a raccontare un po' a tutti, tutte le generazioni e livelli culturali, dei misteri dello spazio molto belli e filosofici. Noi facciamo da veicolatori emotivi di questa cosa mentre Fabio rappresenta il rigore sciientifico raccontato in maniera Rodariana. E funziona molto bene".

Come è nato il progetto Deproducers?
Abbiamo iniziato a incontrarci, ognuno con il proprio bagaglio di esperienza e di impegni. E' stato interessante vedere quattro persone molto strutturate come noi mettersi a confronto. E il nome rappresenta anche l'atteggiamento che abbiamo dovuto tenere: "deproducendoci", abbiamo fatto tutti un passo indietro, mettendo in gioco solo quello che era strettamente necessario.

E' stato difficile trovare una sintesi tra radici musicali così diverse?
Ho cercato proprio persone che avessero inventato un suono, che fossero molto diverse da me e che stimavo. Riccardo è un produttore che si è inventato il sound romano, autore, cantautore, molto attento alla parte letteraria; Maroccolo viene dal rock indipendente, anche molto lontano da me. Però abbiamo in condivisione un passato da band; Max invece è un mago dell'elettronica. Io invece sono più un compositore vecchio stile. Ognuno viene un po' destrutturato dall'altro e il mix finale è molto interessante perché si sentono tutti questi ingredienti.

Come mai avete scelto di puntare su un argomento così particolare come lo spazio trattato da un punto di vista scientifico?
La cosa è nata prima di tutto per un motivo testuale. Per evitare problemi sulla scelta del tema da trattare, visto che ognuno aveva il proprio mondo di riferimento, ho pensato che parlare di una cosa esterna a noi, non opinabile, potesse essere il punto di partenza perfetto sul quale poi costruire una poetica. Questo contrasto tra questo dato oggettivo e musica molto evocativa, funziona a volte più di un bel testo d'amore. E poi così gli spettatori si godono un bel concerto e imparano delle cose affascinanti a livello scientifico.

L'anno scorso avete realizzato anche due colonne sonore. Come è stata quell'esperienza?
Ci piace lavorare insieme anche in altri ambiti. A un certo punto abbiamo avuto la possibilità anche di fare delle colonne sonore e ci è sembrato naturale perché come musicisti siamo molto legati alla musica per immagini. Il film di De Maria è un film a tema, è una storia biografica, molto cruda e lisergica. Quindi abbiamo cercato di dare un'atmosfera coerente dall'inizio alla fine.

E con "Italy in a day" invece?
Con Salvatores ci siamo resi conto che era impossibile ripetere la stessa cosa. E' un film costruito da moltissime clip inviate da persone comuni, per questo motivo molto frammentario ma vero e profondo, con spaccati di realtà tanto belli quanto drammatici. Quindi noi abbiamo dovuto seguire ogni singola scena per aiutare questa verità. Alla fine ne sono usciti 45 temi.

Il risultato però è stato più che soddisfacente...
La title track ha vinto il premio a Venezia come miglior brano di tutte le colonne sonore. E' stata una grande soddisfazione. E quella canzone farà parte dei nuovi concerti.

LE DATE
17 febbraio - Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli di Roma
23 febbraio - Milano, Teatro Dal Verme
24 febbraio - Carpi, Teatro Comunale
25 febbraio - Verona, Teatro Camploy di Verona (2 spettacoli serali).