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E' morto Tiziano Terzani

Il giornalista aveva 66 anni

29 Lug 2004 - 12:06

Si è spento a Valle dell'Orsigna, vicino Pistoia, il giornalista e scrittore Tiziano Terzani. Aveva 66 anni. A dare l'annuncio la moglie Angela. La cerimonia funebre si è svolta a Firenze, nella Sala d'Armi di Palazzo Vecchio, venerdì pomeriggio. Nato a Firenze nel 1938, Tiziano Terzani era un grande conoscitore del continente asiatico. Giornalista e scrittore, era uno storico collaboratore del "Corriere della Sera".

Nel 1971 era diventato corrispondente dall'Asia per il settimanale tedesco “Der Spiegel” prima da Singapore e poi a Hong Kong, Pechino, Tokyo e Bangkok. Nel 1994 si era stabilito in India con la moglie Angela Staude, scrittrice, e i due figli. In marzo era uscito il suo ultimo libro, "Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo". Lo scorso anno aveva pubblicato "Ultimo giro di giostra" (Longanesi), che racconta sua battaglia contro il cancro.

UN GIORNALISTA IN PRIMA LINEA
Laureato in giurisprudenza, Terzani lavora diversi anni alla Olivetti. Inviato nella guerra in Vietnam, pubblica con Longanesi il suo primo libro sul conflitto, "Pelle di leopardo" (1973) che comprende le sue corrispondenze di guerra. E' uno dei pochissimi giornalisti occidentali ad assistere alla liberazione di Saigon nel 1975, che racconterà in "Giai Phong" (1976), tradotto in varie lingue e selezionato in America come "Book of the Month" (Il libro è contenuto anche nel successivo "Pelle di leopardo"). Tre anni più tardi scampa all'esecuzione da parte dei Khmer rossi in Cambogia. Racconterà il suo viaggio in "Holocaust in Kambodscha" (1981). Nel 1984 si trasferisce a Pechino. Il soggiorno in Cina, che si conclude con l'arresto per "attività controrivoluzionarie" e con l'espulsione, gli fornisce lo spunto per "La porta proibita" (prima ediz. 1985).

Del 1992 è “Buonanotte signor Lenin”, testimonianza in presa diretta del crollo dell'impero sovietico. La sua opera più affascinante è senza dubbio "Un indovino mi disse", il racconto di un anno intero (il 1993) vissuto in giro per il mondo senza mai volare, dopo che un indovino di Hong Kong lo aveva messo in guardia da un probabile incidente aereo. Nel 1997 gli è stato conferito il prestigioso "Premio Luigi Barzini all'inviato speciale".

IL PACIFISMO
Il suo pacifismo lo ha spinto a prendere una posizione decisa e senza mezzi termini di fronte al dramma dell'11 settembre: nè e testimonianza Lettere contro la guerra del 2002, prima tappa di un pellegrinaggio di pace che lo portò a parlare della non violenza come unica via di uscita dalla spirale dell'odio, discriminazione e dolore che minaccia l'umanità. Terzani ha continuato a vivere fino all'ultimo in India per lo più sull'Himalaya, dove sentiva profondamente quella pace spirituale che più amava. Una pace che l'ha portato - quando il medico l'ha informato della malattia e del suo possibile esito - a sentirsi estraneo alla persona che in quel momento era:" non mi disperai - ha scritto in "L'ultimo giro di giostra" - non mi commossi: come se in fondo la cosa non mi riguardasse".

L'ULTIMO LIBRO
"Signor Terzani, lei ha il cancro', disse il medico...": la sentenza si legge subito, nelle prime righe dell' ultimo libro di Tiziano Terzani ("Un altro giro di giostra", Longanesi, seconda edizione, 120.000 copie) uscito pochi mesi fa. Un libro che Terzani ha cominciato cosi', nel modo diretto di un buon giornalista, per raccontare della sua malattia e della sua decisione di mettersi in viaggio. Una decisione forse istintiva, tipica di un uomo che ha trascorso gran parte della vita in viaggi, ma anche un'inchiesta giornalistica tra le diagnosi della scienza medica occidentale e un lungo pellegrinaggio in Oriente sulla via delle cosiddette medicine alternative, per terminare in una piccola "casa di pietra dalle pareti di fango sull' Himalaya", incontrando un anziano, coltissimo indiano "che nella sua vita non ha fatto nient'altro che riflettere sul senso della vita..: col passare dei giorni, da solo a guardare le montagne...ho sentito che quel mio lungo e tortuoso viaggio cominciato in ospedale era finito. Ho deciso di raccontarne la storia, innanzitutto perche' so quanto e' incoraggiante l'esperienza di qualcuno che ha fatto gia' un pezzo della strada per chi si trovasse ora ad affrontarla; e poi perche', a pensarci bene, dopo un po' il viaggio non era piu' in cerca di una cura per il mio cancro, ma per quella malattia che e' di tutti: la mortalita"'.