Il regista Daniele Vicari torna al cinema ricostruendo il dramma di 20mila albanesi arrivatinel 1991 in Italia a bordo di una nave adibita al trasporto di zucchero
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Sono una ragazza albanese che vive in Italia da quasi 16 anni; per la prima volta qualcuno è riuscito a portare al cinema, grazie anche al materiale girato nell’agosto del 1991, la vera storia di migliaia di persone scappate da quasi 50 anni di regime, di repressione e di lotte quotidiane per la libertà. Il film “La nave dolce" del regista Daniele Vicari ricostruisce l’epopea di migliaia di cittadini albanesi imbarcatisi sulla nave Vlora il 7 agosto 1991 per raggiungere le coste italiane.
"La nave dolce" è la storia dell’Albania, stato isolato dal resto dell’Europa a causa della dittatura di Hoxha, esasperato da anni di regime e con una assoluta voglia di cambiamento. Da qui le ragioni che hanno portato ventimila persone a salpare sulla nave Vlora lasciando tutto, averi e affetti.
La nave adibita al trasporto di zucchero è stata ribattezzata “La nave dolce” perché trasportava zucchero, ma anche il sogno degli albanesi. Il sogno di poter trovare un posto dove realizzarsi, nella terra che loro consideravano la loro “sorella maggiore”. Così racconta Kledi Kadiu descrivendo l’Italia che attraverso i mass media era vista dagli albanesi come la terra della felicità.
Vicari non intende solo raccontare la storia delle persone intervistate (da qui infatti la scelta di non presentare i narratori con il proprio nome o la professione), ma anche mostrare come l’emergenza è stata affrontata dal popolo italiano e dalle autorità politiche.
Il regista non vuole nemmeno giudicare, ma semplicemente essere portavoce di una pagina di storia, attraverso le testimonianze dei protagonisti albanesi e italiani, di un popolo in cerca di libertà e speranze, e di un altro popolo capace di aiutare il prossimo. Perché il popolo italiano è un popolo che accoglie, forse ha paura di ciò che non conosce e che è diverso dalla propria realtà, ma decide comunque di andare oltre perché davanti alle speranze e ai sogni non si può restare indifferenti.