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Transizione digitale in Europa: ecco le politiche dell'Ue

Il Parlamento Ue ha inoltre adottato una risoluzione in cui vengono chiesti investimenti significativi per colmare il divario di competenze digitali: il 42% degli europei non possiede infatti conoscenze digitali di base

E' al centro delle politiche Ue, rivestendo un ruolo di importanza primaria in qualsiasi pianificazione del futuro dell’Europa. Parliamo della transizione digitale, ovvero un insieme di soluzioni digitali che cambieranno (in meglio) la vita di tutti i cittadini europei. Dalla digitalizzazione dei servizi pubblici, all'utilizzo di un'intelligenza artificiale modellata sull'uomo, passando per la transizione verde e la neutralità carbonica: ecco solo alcuni aspetti di una vera "rivoluzione", ben rappresentata dal programma di investimenti Europa Digitale, un "tesoretto" da 7,5 miliardi di euro che il Parlamento europeo voterà in occasione della prossima plenaria.

Nell'agenda Ue, la trasformazione digitale riveste un ruolo di primissimo piano. Complice l’imperversare della pandemia e la sua drammatica ricaduta su ogni settore della società, c’è infatti assoluto bisogno di uno sguardo rivolto al futuro e, insieme, di una prospettiva declinata sul lungo periodo, articolata come risposta ai bisogni della società e alla necessità di competitività.

 

Cos’è dunque la transizione digitale e che settori riguarda? – Consiste nell’integrazione di tecnologie digitali da parte delle aziende e nell’impatto sociale di queste tecnologie. Quest’ultime (come ad esempio l’intelligenza artificiale e la tecnologia in cloud) incidono a fondo su settori come trasporti, energia, agroalimentare, telecomunicazioni e servizi sanitari. Come? Ottimizzando la produzione, riducendo le emissioni e i rifiuti, aumentando i vantaggi competitivi delle aziende e creando nuovi servizi e prodotti ai consumatori.

 

Nel quadro economico globale, le soluzioni digitali rappresentano appieno, dunque, ottime occasioni per la ripresa e per la competitività dell’Ue. Non è un caso che siano già stati messi in campo importanti investimenti per supportare e accelerare il processo legato alla transizione digitale:

 

Il piano dell'Ue per rilanciare l’economia chiede agli Stati membri di investire almeno il 20% dei 672,5 miliardi di euro del Dispositivo per la ripresa e la resilienza nel settore digitale. 

 

Orizzonte Europa per l’innovazione/Fondo per collegare l’Europa: sono entrambi programmi di investimento (il primo per l’innovazione, il secondo per le infrastrutture) che mobilitano grosse somme per promuovere l’avanzamento del digitale.

 

Europa Digitale - E’ il nome del programma che il Parlamento voterà durante la plenaria di aprile. Si tratta del primo strumento finanziario dell’Ue appositamente creato per portare la tecnologia più vicina a cittadini e aziende, investendo nel digitale per facilitare la competitività dell’Europa, la transizione verde e la sovranità tecnologica.

 

I dati dell’investimento - Saranno investiti 7 miliardi e 588 milioni di euro, distribuiti in cinque aree diverse:

 

supercalcolo (2 miliardi e 227 milioni di euro);

 

intelligenza artificiale (2 miliardi e 62 milioni di euro);

 

sicurezza informatica (1 miliardo e 650 milioni di euro);

 

conoscenze digitali avanzate (577 milioni di euro);

 

tecnologie digitali nell’economia e nella società (1 miliardo e 72 milioni di euro).

 

Le piattaforme online - Rappresentano una parte integrante dell’economia e della vita di tutti i giorni, ma sono anche occasione di opportunità commerciali e canali di comunicazione. Su questo fronte l’Ue sta lavorando a un legislazione sui servizi digitali ispirata a parole chiave quali competitività, innovazione e crescita. E improntata alla sicurezza digitale (agendo dunque contro contenuti illegali) e alla protezione della libertà di parola e di stampa.

 

A proposito di sicurezza digitale - Gli eurodeputati stanno anche valutando nuove regole per un centro di competenza sulla cybersicurezza e sulla relativa rete europea.

 

E l’intelligenza artificiale? – Si tratta chiaramente della punta di diamante del processo di rivoluzione digitale. A questo riguardo, il Parlamento Ue ha espressamente sottolineato il bisogno di una legislazione per l'IA che tuteli l’individuo, salvaguardando i posti di lavoro, all’insegna insomma di un richiamo preciso a un quadro eticamente corretto e incentrato sulla persona.

 

Il Parlamento Ue ha inoltre insistito sul potenziale dei dati privati e pubblici per le aziende e i ricercatori dell’Ue, richiedendo spazi dedicati alla raccolta dati in Europa, un sistema per i big data e una legislazione che contribuiscano alla loro affidabilità e sicurezza.

 

E infine, un numero piuttosto preoccupante:

 

42%: è la percentuale dei cittadini europei che non possiedono conoscenze digitali di base.

 

Numeri che fanno riflettere, soprattutto in un contesto storico (quello segnato dalla pandemia) in cui il ruolo fondamentale rivestito dalle competenze digitali nel lavoro e nei rapporti umani è sotto gli occhi di tutti. Per far fronte a questa preoccupante lacuna, a febbraio il Parlamento Ue ha adottato una risoluzione in cui vengono chiesti investimenti significativi per colmare il divario di competenze digitali e dove viene sottolineata l’importanza della riqualificazione e dell’apprendimento di nuove competenze in tutti i singoli piani nazionali di ripresa.

 

Gli obiettivi del Parlamento Ue sono dunque i seguenti:

 

rafforzare i mezzi a disposizione dell’Europa nel campo delle nuove tecnologie digitali;

 

offrire nuove opportunità alle aziende e ai consumatori;

 

permettere la transizione verde dell’Ue e la neutralità carbonica entro il 2050;

 

creare occasioni di formazione digitale per tutti;

 

aiutare la digitalizzazione dei servizi pubblici rispettando diritti e valori fondamentali.

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