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Migrazione, il Parlamento europeo chiede vie legali per l'ingresso di lavoratori in Ue

Il Pe ha adottato una risoluzione non legislativa. Tra gli obiettivi: indebolire i trafficanti di esseri umani e incoraggiare una migrazione più ordinata

unione europea bandiera logo
-afp

Dal 2015 la migrazione legale figura a stento in tutti gli sviluppi della politica migratoria Ue, non comparendo nemmeno sul Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo. E' quanto ha sottolineato il Parlamento europeo in una risoluzione non legislativa adottata giovedì 20 maggio con 495 voti favorevoli, 163 contrari e 32 astensioni. L'obiettivo? Una nuova legislazione Ue sulla migrazione legale che attiri i lavoratori, indebolendo i trafficanti di esseri umani e incoraggiando una migrazione più ordinata.

Le proposte del Parlamento Ue - Secondo gli eurodeputati, "le politiche dell'Ue e nazionali in materia di migrazione legale dovrebbero concentrarsi sul fornire una risposta alle carenze dei mercati del lavoro e delle competenze", tenendo presente l'invecchiamento della popolazione e la contrazione della forza lavoro. Vediamo dunque le proposte contenute nella risoluzione non legislativa:

 

- rivedere la legislazione attuale all’insegna di un allargamento del campo di applicazione: quest’ultimo infatti copre attualmente soprattutto i lavoratori altamente qualificati (o altamente retribuiti) e le multinazionali, mentre solo la direttiva sui lavoratori stagionali si rivolge alla migrazione meno retribuita;

 

- promuovere la migrazione circolare: quest’ultima prevede che il migrante torni dopo un certo periodo di tempo nel suo Paese, per poi magari ripartire in caso di altre offerte e occasioni di lavoro altrove. Si tratta di una tipologia di “migrazione” che potrebbe in buona parte scongiurare il fenomeno altrimenti irreversibile legato alla “fuga dei cervelli”;

 

- permettere ai lavoratori stranieri di trascorrere periodi più lunghi lontani dal Paese ospitante senza perdere il lavoro;

 

rispondere in modo più efficiente ai bisogni o alle carenze di manodopera su mercati nazionali, sviluppando un bacino di talenti e una piattaforma di corrispondenza a livello europeo. Quest’ultima coprirebbe tutti i settori e i livelli di occupazione, funzionando come sportello unico per i lavoratori non Ue, per i datori di lavoro Ue e per le amministrazioni nazionali;

 

- facilitare e accelerare la valutazione e il riconoscimento di diplomi, certificati e altre qualifiche professionali: tutto ciò contribuirebbe positivamente alla mobilità interna dell’Unione europea, agli aggiustamenti del mercato del lavoro e alla crescita economica generale in Ue.

 

"Voglio mandare un messaggio positivo sulla migrazione, che sia incentrato sui suoi effetti positivi invece di perdersi nella retorica xenofoba. La migrazione è una realtà demografica, economica e umana di cui l'Europa ha bisogno, visto l'invecchiamento della popolazione e la carenza di manodopera in diversi settori chiave. Dobbiamo tenere a mente che avere meno vie legali per la migrazione porta a più vie illegali, e gli unici a beneficiarne sono i trafficanti di esseri umani", ha dichiarato la relatrice Sylvie Guillaume (S&D, FR).

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