Jo Squillo: Etro, la collezione Spring-Summer 2026

Etro è una lingua metamorfica, in perpetua agitazione, dal temperamento mercuriale. Nel suo nutrirsi del movimento continuo delle stampe e dei colori, nel suo dipingerli sul corpo in forme che fluiscono all’unisono con gesti e azioni, è un idioma che mima la vita, e ne segue il ritmo.

È il ritmo teso tra rito e liberazione di La Niña a scandire questo show. Marco De Vincenzo si immerge nel flusso di Etro, si lascia travolgere mentre lo dirige, respira la libertà ribelle del momento fondativo, la gioiosità della psichedelia, e lascia che il racconto prenda forma da solo, perché tutto cade al suo posto con una libertà piena di sentimento ma priva di schemi. La spontaneità, energia primaria e indomabile, pervade il gesto di vestirsi, che è anche un modo di raccontarsi. Nel flusso, tutto si mescola: forme impalpabili che si avvolgono e torcono, sottolineate da volant e frange; tailoring dalle linee precise che si illumina di bagliori serici; uncinetto, crochet e trasparenze che rivelano lampi di pelle. Tutto si muove, invitando l’occhio e il tatto a continui detour: frange borchiate percorrono i biker di pelle e i cappottini di camoscio; frange di perline rifrangono le stampe; jacquard metallici si sovrappongono a motivi ritmici. I colori esplodono nei contrasti delle balze, negli intarsi multicolori sui blouson di pelle, nei motivi pittorici che fioriscono sui broccati. Improvviso, ma brillante e impalpabile, il nero. Il flusso si arricchisce di gioielli lavorati come volute di metallo liquido, battuti come filigrane, in forma di camaleonte. E ancora cappelli a tesa larga di pelle laserata e foulard di perline, e infine scarpe dai tacchi ricoperti, dalle strap ricamate, e poi sacche frangiate, borse a mano dalle forme morbide, decorate con charm tra il fito- e lo zoomorfo. Il flusso di Etro scorre, torna su se stesso, avanza senza sosta.