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Il mondo delle emoji: l'era della grammatica delle faccine

Lʼitaliano non basta più: nellʼera delle chat e della conversazione a distanza, capire cosa passa nella mente di chi ci scrive è diventato un aspetto fondamentale

Qual è la differenza tra un "ok" scritto senza uno smile e un "ok" scritto con un sorriso emoji? Una semplice faccina, che però in realtà rappresenta molto più di un semplice segno grafico: è il simbolo di un cambiamento che ha trasformato profondamente il nostro modo di comunicare.

L'italiano non basta più, perché nell'era delle chat e della conversazione a distanza capire cosa passa nella mente di chi ci scrive può essere un problema. Da qui la creazione e lo sviluppo di un'autentica grammatica delle emoji, simboli utilizzati più delle parole nelle conversazioni scritte, che ci danno una mano a decifrare umori e stati d'animo.

Nell'era dello sguardo pervasivo, del bombardamento di informazioni (molte volte non richieste), gli utenti non vogliono ammettere di non poter conoscere tutto – ma proprio tutto – dei propri interlocutori. Ecco che quindi il messaggio senza faccina diventa "fraintendibile". "Un ragazzo o una ragazza può dirti in tutti i modi che ti ama, ma se non ti manda la faccina col bacio ci rimani molto più male", ha dichiarato emblematicamente un ragazzo intervistato in strada.

Rivoluzione linguistica 2.0 - Uno studio condotto in Australia ha dimostrato che di fronte a una faccina sorridente e a un sorriso reale, il nostro cervello reagisce allo stesso modo. Segno di come le emoji siano strumenti indispensabili, primari per la comunicazione ai tempi del web. Insomma, mai più senza. Le emoji danno la chiave interpretativa del discorso, sostituiscono l'espressione del nostro viso. Una vera e propria "rivoluzione linguistica 2.0" che ha portato un gruppo di ricercatori universitari e utenti Twitter a tradurre in emoticon un grande classico della letteratura: il Pinocchio di Carlo Collodi.