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Studenti in piazza: riforma dei PCTO e più diritti, queste le priorità per chi manifesta

Le principali richieste sono un ripensamento dei progetti PCTO (ex alternanza scuola lavoro) e una maggiore attenzione ai diritti, con l’ampliamento dello Statuto degli studenti. Ma l'ondata di proteste non è iniziata certo stamattina

Studenti in piazza: riforma dei PCTO e più diritti, queste le priorità per chi manifesta - foto 1
Ansa

Pochi ma agguerriti.

Perché i ragazzi che hanno deciso di scendere in piazza il 18 novembre non sono certamente la maggioranza: secondo un sondaggio effettuato da Skuola.net alla vigilia delle manifestazioni - su un campione di 1.500 studenti di scuole superiori e università - solo poco più di 1 su 10 pare abbia voluto esserci. Ma quelli che effettivamente hanno espresso la voglia di protestare lo fanno convintamente: circa 8 su 10 è al corteo per far sentire la propria voce, solo il 13% per saltare un giorno di scuola, mentre il 10% si è lasciato trainare da alcuni compagni di classe.

 

Le questioni più "scottanti"

 

Ma quali sono i temi, tra quelli su cui i comitati studenteschi promotori hanno posto l’accento, che raccolgono il maggior numero di consensi da parte dei loro colleghi? Al primo posto c’è la richiesta di abolire i PCTO (l’ex alternanza scuola lavoro) o, perlomeno, di riformarli per renderli più efficaci e sicuri: è la “bandiera” che porterà in strada oltre un quarto dei partecipanti (26%). Subito dietro, indicato dal 21%, c’è la spinta per ampliare i diritti dei ragazzi, integrandoli in un nuovo Statuto degli studenti. A seguire, col 19% dei voti, la necessità di rafforzare i servizi di supporto psicologico nelle scuole e nelle università. Avere leggi migliori sul diritto allo studio è, invece, la vera priorità per il 17%. Mentre il 15% chiede soprattutto maggior peso per le rappresentanze degli studenti.

 

In tanti, però, ne approfitteranno anche per mostrare i primi segnali di dissenso nei confronti del nuovo Governo. Per oltre 1 manifestante su 2 è inevitabile che si protesti contro i provvedimenti adottati finora dall’Esecutivo. Circa un terzo (34%), invece, preferirebbe che si mandasse giusto un “avvertimento”, riservandosi di entrare nel merito del lavoro del Governo solo più in là. Appena l’11% pensa che manifestazioni del genere debbano concentrarsi su altro e non sulla politica in generale.

 

In tanti non sapevano nulla dei cortei

 

E quelli che non si uniranno ai cortei, perché si asterranno? In realtà, più che per una esplicita volontà, sembra che molti di loro non ci saranno per un problema di comunicazione da parte degli organizzatori o per l’assenza di informazioni sulla giornata di sciopero. Solo il 37% degli intervistati dice di tenersi consapevolmente alla larga dalle manifestazioni: tra loro, quasi 3 su 10 pensano che queste cose siano una perdita di tempo, circa 1 su 4 invece ne approfitterà per recuperare con lo studio, quasi 1 su 5 non andrà perché i genitori non glielo permettono. Ma sono molti di più, oltre la metà del campione (51%), quelli che ammettono di non sapere che fosse stata organizzata una manifestazione nazionale.

 

Più alta la partecipazione a occupazioni e autogestioni 

 

In ogni caso, è difficile pensare che, anche essendone al corrente, l’adesione sarebbe stata molto più alta. Perlomeno, nel caso dei ragazzi delle superiori, quanto quella che si riscontra nelle proteste che vanno in scena nei singoli istituti. Lì, infatti, la partecipazione è nettamente più alta. Laddove, da settembre ad oggi, gli studenti si sono organizzati - circa 1 su 7 dice che nella propria scuola la mobilitazione si è fatta e già conclusa oppure è ancora in corso - ben 2 alunni su 3 dicono di aver fatto la loro parte. Il più delle volte, inoltre, si sarebbe trattato di una vera occupazione (47%); meno frequenti autogestioni o co-gestioni (37%). E, dove non si è arrivati a cose così evidenti, in quasi la metà dei casi (45%) qualcosa di preliminare (assemblee, scioperi, ecc.) è stato fatto.

 

Per cosa si è protestato? Soprattutto per problemi interni alla propria scuola, legati alle condizioni delle strutture (33%), alla gestione generale (24%) oppure alla didattica (10%). Solo il 19% si è concentrato sulle politiche del Governo, appena il 14% per questioni legate al mondo della scuola in generale.

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