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Chi vuole fare le scuole tecniche? Tracollo di iscritti ai professionali e “licealizzazione” record: ecco gli indirizzi svuotati

Negli ultimi dieci anni, se gli istituti tecnici hanno tenuto bene il loro posizionamento, i professionali sono crollati

Chi vuole fare le scuole tecniche? Tracollo di iscritti ai professionali e “licealizzazione” record: ecco gli indirizzi svuotati - foto 1
Ansa

L’Italia è all’affannosa ricerca di figure che ricoprano ruoli “tecnici”, da impiegare nei vari settori produttivi.

Ma, almeno nell’immediato futuro, è destinata a ricevere dal sistema scolastico soprattutto dei “teorici”. Basta osservare il profilo delle ragazze e dei ragazzi che frequentano i nostri istituti superiori. Oltre la metà degli iscritti (51%) è impegnato in un percorso liceale. Mentre meno di un terzo (32%) ha optato per un indirizzo tecnico. E appena un sesto (17%) ha puntato su un indirizzo professionale. A dirlo sono gli ultimi dati messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, relativi all’anno scolastico 2023/2024.


Le iscrizioni ai licei crescono sempre di più, ma in tanti poi si perdono

 

Un trend, quello appena descritto, che inoltre non mostra segni di cedimento, anzi. Come segnala un’analisi del portale Skuola.net, la “licealizzazione” del nostro Paese aumenta di anno in anno. Gli ultimi numeri sulle iscrizioni alle prime classi - proprio per l’anno in corso - vedono un 57% di preferenze per un liceo; quando ancora fino a un decennio fa si viaggiava attorno al 45%. Nel frattempo, gli istituti tecnici si sono mantenuti costanti, sempre attorno al 30%. Un vero tracollo, invece, è stato registrato dagli istituti professionali che, se nel 2012 attiravano quasi un quarto degli studenti (23,8%) oggi, nel passaggio dalle medie alle superiori, convincono appena il 12%.

 

Unendo i due dati, quello sulle prime iscrizioni e quello della popolazione complessiva, ci si accorge però anche di un’altra dinamica significativa: un evidente differenziale tra quanti entrano e quanti escono dai licei. Perché, a fronte di quasi 6 “licenziati” dalla terza media su 10 che scelgono questi percorsi, alle soglie del diploma ne arriva poco più del 50%. Tra cambi in corsa e abbandoni, dunque, si perde per strada circa 1 su 10. Segno che l’opzione liceo è più vista come un passaggio quasi obbligatorio, o peggio ancora indotto dall’ambiente esterno, che una reale convinzione. Confermando le falle del nostro sistema di orientamento scolastico.

 

Secondo Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, “l’orientamento scolastico in questi anni ha risentito fortemente dell’influenza delle famiglie: i dati AlmaDiploma indicano chiaramente che 4 diplomati su 10 in un indirizzo liceale sono figli di laureati, mentre ai tecnici e ai professionali la quota scende rispettivamente al 15% e al 10%. Inoltre i licei hanno avuto gioco facile grazie ad una riforma che una decina di anni fa ha marginalizzato il latino al liceo scientifico, ha reso più moderno il classico con lo studio dell’inglese per tutto il quinquennio, ha introdotto indirizzi alla moda come lo sportivo e il musicale, ha battezzato come tali percorsi che prima erano definiti come ‘istituti’. Permettendo così di guadagnare quote nelle aree del paese a trazione ‘tecnico-professionale’ e di spopolare gli indirizzi più pratici in altre”.

 

La situazione nelle regioni: nel Lazio c'è un esercito di "teorici"

 

Se, però, dal livello di osservazione nazionale ci si sposta a quello locale, le dinamiche tendono a mutare, spesso nettamente, da un territorio all’altro. In alcune regioni, infatti, la “licealizzazione” raggiunge vette altissime. È il caso, ad esempio, della Campania e della Sicilia: in entrambe gli iscritti a un liceo sono il 54% del totale degli studenti delle superiori. Ancora più numerosa, in percentuale, è la rappresentanza dei liceali in Molise (55%) e in Abruzzo (59%). Ma la regione più “licealizzata” è sicuramente il Lazio, con un picco di iscritti di quasi il 64%.

 

Altre aree d’Italia, invece, sembrano aver imparato la lezione. In Emilia-Romagna, per esempio, il 35% degli studenti frequenta un istituto tecnico; in Lombardia sono il 36%; e in Veneto e in Friuli si supera il 38%. Allo stesso modo, lato “professionali”, è di nuovo l’Emilia-Romagna a mostrare un cambio di rotta, con il 21% di iscritti a un corso di questa tipologia.

 

Entrando, infine, nello specifico degli indirizzi più gettonati, per quanto riguarda i licei al primo posto si staglia nettamente lo Scientifico che, nelle sue varie articolazioni, vede nelle sue classi oltre il 40% dei liceali e quasi un quarto del totale degli studenti delle superiori (23%). A seguire troviamo il liceo Scienze Umane, che copre quasi un quinto della platea dei liceali (18%) e quasi un decimo degli studenti complessivi (9%). Terzo posto per il linguistico: il 15% dei liceali è qui e rappresenta il 7% del totale degli iscritti alle superiori.

 

Dove va chi sceglie un percorso tecnico o professionale

 

Tra gli istituti tecnici, le performance migliori sono quelle dei percorsi “tecnologici” - che attirano quasi 2 iscritti su 3 - rispetto a quelli “economici”. Ma, a livello di singoli indirizzi, è proprio un “economico” a salire sul primo gradino del podio: è “Amministrazione, Finanza e Marketing”, con oltre un quarto degli iscritti (27%) del comparto. Secondo posto per il tecnologico “Informatica e Telecomunicazioni” (18%). Quello con i numeri più bassi è invece l’indirizzo “Sistema Moda”, con circa l’1% di iscritti sul totale di settore (appena lo 0,3% in rapporto a tutti gli studenti superiori).

 

Tra i professionali, le preferenze vanno soprattutto all’indirizzo “Enogastronomia e ospitalità alberghiera” (il vecchio alberghiero): quasi il quaranta per cento degli iscritti a questi percorsi (38%) lo si può trovare qui. Seconda posizione, ma con numeri più che dimezzati (16%), per “Manutenzione e assistenza tecnica”. I percorsi che proprio non convincono sono, invece, “Gestione delle acque e risanamento ambientale” (884 iscritti totali, praticamente quasi lo zero per cento) e, ancora di più, “Pesca commerciale e produzioni ittiche” (appena 214 iscritti in tutta Italia).

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