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Rischio nucleare, è corsa allo iodio ma gli esperti dicono no al fai da te | Protezione civile e ministero della Salute verificano le scorte in Italia

L'attacco alla centrale ucraina di Zaporizhzhia ha fatto scattare la caccia delle pastiglie di ioduro di potassio (KI), un composto utilizzato come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni

L'attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia ha fatto scattare in più Paesi, Italia compresa, una corsa nelle farmacie a caccia delle pastiglie di ioduro di potassio (KI), un composto utilizzato come farmaco contro l'ipertiroidismo e come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni.

Ma la raccomandazione è evitare il fai-da-te.

Si tratta di compresse che riducono gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni e che vanno ingerite tempestivamente (da alcune ore fino ad un giorno prima dell'esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall'inizio dell'esposizione). 

 

 

Lo ioduro di potassio "va assunto solo dietro indicazioni dei responsabili della salute pubblica o di coloro che gestiscono l'emergenza" in quanto nell'assumere lo ioduro di potassio si può andare incontro a rischi per la salute", rilevano i Centri americani per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc).

 

E' molto importante assumerlo in "dosi opportune e non come preventivo in assenza di radioattività", rileva Sebastiano Venturi, medico esperto di igiene pubblica che ha lavorato nel Servizio di igiene e prevenzione della Ausl di Rimini.Venturi e autore di una ricerca su questo tema pubblicata nel 2020 sulla rivista Human Evolution. "Vanno inoltre considerati - aggiunge - fattori importanti, come eta', malattie, stato di gravidanza o allattamento".

 

Zaporizhzhia, ecco la centrale nucleare più grande d'Europa

Nei pressi della città ucraina di Enerhodar sorge la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa e la quinta al mondo. Dopo una notte di combattimenti per uno dei punti strategici più importanti del Paese e non solo, l'impianto è caduto in mani russe. La struttura, a sei reattori, è situata sulle sponde del bacino idrico di Kachovka sul fiume Dnepr e da sola fornisce la metà dell'elettricità prodotta da Kiev da fonte nucleare. L'impianto genera 40-42 miliardi di kWh, che rappresentano un quinto della produzione media annua di elettricità in Ucraina e quasi il 47% dell’elettricità generata dalle centrali nucleari del Paese. Nel 1980 iniziò la costruzione graduale delle unità di potenza della centrale. Nel periodo dal 1984 al 1987 sono stati messi in funzione quattro reattori. L'unità 5 è stata avviata nel 1989, l'unità 6 nel 1995.

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Utilizzato in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl, nel 1986, è un sale di iodio stabile, ossia non radioattivo, in grado di bloccare l'assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

 

"In realtà lo iodio protegge solo dallo iodio radioattivo, in particolare dallo iodio 131, ma non da altri radionuclidi emessi in incidenti nucleari, come cesio e stronzio", rileva Venturi. "Lo ioduro di potassio va assunto prima che lo iodio radioattivo venga ingerito, o nelle primissime ore" successive, osserva. Ricerche recenti, conclude, indicano che questo composto "non è utile solo per prevenire i danni della tiroide, ma è importante per tutto il corpo, in particolare per stomaco, mammella, cervello, sistema immunitario, midollo osseo, retina".

 

L'Italia verifica le scorte -  La iodoprofilassi è contenuta nel Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche, che raccomanda l'organizzazione di un "un sistema di stoccaggio finalizzato alla distribuzione rapida in emergenza". Protezione civile e ministero della Salute hanno avviato una ricognizione ed anche alcune Regioni si stanno muovendo per verificare lo stato delle riserve di iodio presenti nelle farmacie.

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