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Giornata mondiale contro la tubercolosi, il segreto è la diagnosi

Eʼ la prima causa di morte a livello mondiale. In Occidente la malattia è diffusa soprattutto nei grandi centri urbani. Amcli (associazione microbiologi clinici italiani): "Aumentare la vigilanza"

Giornata mondiale contro la tubercolosi, il segreto è la diagnosi - foto 1
ansa

Secondo l'ultimo report dell'OMS, la tubercolosi, con quasi 10 milioni di nuovi casi ed 1,5 milioni di decessi nel solo 2014, occupa a livello globale il primo posto fra le cause di morte.

In Italia i casi si concentrano soprattutto nelle città. Occorre quindi accrescere la rete di controllo e vigilanza. E' l'auspicio dell'AMCLI, associazione microbiologi clinici, in occasione della Giornata mondiale contro la tubercolosi del 24 marzo.

Gli esperti invitano a focalizzarsi sia sugli anziani italiani, che possono andare incontro a riattivazione di infezioni contratte in gioventù, sia sugli stranieri arrivati in Italia negli ultimi anni e le loro successive generazioni. Sono soprattutto uomini, di età adulta per gli italiani e i giovani per gli stranieri, le fasce di popolazione a maggiore rischio e sui quali una tempestiva diagnosi permette di massimizzare gli effetti curativi delle nuove molecole introdotte negli ultimi anni in commercio.

Ceppi resistenti ai farmaci - Il principale ostacolo all'eliminazione della tubercolosi è costituito dalla circolazione dei ceppi multifarmaco resistenti. Finalmente, dopo oltre mezzo secolo di black-out, sono comparsi sul mercato due nuove molecole antitubercolari, bedaquilina e delamanid, riservati proprio ai pazienti per cui non esistano altre opzioni terapeutiche. Allo scopo di scongiurare la comparsa di resistenze tali molecole potranno essere somministrate, sotto stretto controllo dell'Agenzia Italiana del Farmaco, soltanto in centri specializzati individuati dalle Regioni. Un documento ufficiale relativo all'impiego della bedaquilina, patrocinato da AMCLI assieme ad altre Società Scientifiche italiane, è uscito di recente.

"Quasi tutte le Regioni italiane hanno un centro di riferimento per la diagnosi della malattia e da anni una collaudata rete di laboratori AMCLI collabora alla notifica dei nuovi casi e fornisce all'Istituto Superiore di Sanità dati attendibili su incidenza e farmaco-resistenza. Si tratta di una risorsa professionale fondamentale di cui tutte le componenti della rete sanitaria nazionale debbono poter avere accesso” sottolinea Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI e Direttore della Microbiologia dell'Ospedale di Legnano.

Fondi dalla Ue - Come è noto, nel nostro Paese, più di un caso di tubercolosi su due, riguarda pazienti non nati in Italia ed è proprio da questi ultimi che viene isolata la grande maggioranza (80-90%) dei ceppi multiresistenti. L'Unione Europea ha recentemente finanziato un progetto per valutare le procedure ottimali da implementare per la diagnosi rapida della malattia e per lo screening dell'infezione tubercolare nei migranti. Questo progetto, coordinato per la componente italiana dall'Ospedale San Raffaele di Milano, si affianca ad un'importante iniziativa intrapresa dal Ministero della Salute e dalla Regione Sicilia in collaborazione con l'ospedale Garibaldi di Catania.

Tempestiva diagnosi - La necessità di una tempestiva diagnosi e trattamento della tubercolosi ha un beneficio anche per il sistema sanitario dal momento che il costo della terapia della TBC è totalmente a carico del sistema sanitario. Il costo del trattamento della TBC farmaco sensibile è di circa 2 000 € ma può salire fino a 250 000 € per quella multiresistente.

Fra i cittadini stranieri residenti in Italia sono i Rumeni quelli con maggior numero di casi; le resistenza multiple sono particolarmente frequenti fra i soggetti provenienti dai paesi dell'ex Unione Sovietica.

"Attualmente il maggior ostacolo all'eliminazione della TBC è rappresentato dalla presenza di ceppi con resistenze multiple. La TBC sensibile ai farmaci è facilmente curabile, quella dovuta a ceppi MDR (resistenti ai 2 farmaci principali Rifampicina ed Isoniazide) richiede trattamenti prolungati (fino a 2 anni) e richiede farmaci con importanti effetti collaterali e più costosi, per non parlare di quella causata da ceppi XDR (con resistenza estesa anche ai farmaci di seconda linea) caratterizzata da importanti tassi di mortalità" dichiara Enrico Tortoli coordinatore del Gruppo di Lavoro Micobatteri AMCLI.