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Genova, all'ospedale Gaslini ricostruito il cuore di una bimba palestinese di 13 mesi

A raccontare la vicenda di E.H., affetta da tetralogia di Fallot, è Andrea Moscatelli, direttore della Terapia intensiva neonatale e pediatrica

Genova, all'ospedale Gaslini ricostruito il cuore di una bimba palestinese di 13 mesi - foto 1
Ufficio stampa

E.H., bimba palestinese di 13 mesi affetta da tetralogia di Fallot, gravissima patologia, sottoposta a una serie di interventi salvavita per una sorta di ricostruzione del cuore presso l'ospedale Gaslini di Genova, è stata dimessa.

L'operazione, possibile grazie al supporto di una missione umanitaria coordinata dalla Presidenza del Consiglio, con il sostegno dei ministeri degli Esteri, della Salute e della Difesa, nell'ambito della quale il nosocomio genovese ha coordinato, per conto del ministero della Salute, l'assistenza sanitaria pediatrica, ha avuto esito positivo. A raccontare la vicenda, dal trasporto a rischio alle difficili tappe d'intervento, Andrea Moscatelli, direttore della Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell'istituto sanitario.

Genova, all'ospedale Gaslini ricostruito il cuore di una bimba palestinese di 13 mesi - foto 2
Tgcom24

La missione umanitaria per la piccola palestinese

 "Sono andato in Egitto con un'infermiera a prendere la bambina - riferisce Andrea Moscatelli, - poi è stata ricoverata in terapia intensiva, ha avuto le migliori chance cardiochirurgiche, un intervento al limite della fattibilità in molti centri, e neurochirurgiche; c'è stata una presa in carico sociale, perché sono pazienti che non possono tornare indietro, e qui ha trovato una base dove potrà continuare a essere eseguita. E il Gaslini è stato in grado di gestire tutte queste complessità, con tutte le sue componenti professionali".

 

"Il trasporto è stato particolarmente a rischio - aggiunge Moscatelli, - poiché la bimba era molto sofferente per via della scarsa funzionalità del circolo polmonare, aggravata dal volo in quota che, anche in aerei pressurizzati, riduce sensibilmente la pressione parziale di ossigeno. La bimba, cianotica, sopravviveva solo grazie alla perfusione di un unico polmone, con una saturazione di ossigeno transcutanea inferiore al 70%".

 

La patologia

 La bimba soffriva di una forma estrema di tetralogia di Fallot con atresia polmonare, assenza dell'arteria polmonare sinistra, e una singola arteria polmonare destra stenotizzata e mantenuta da uno stent. Inoltre, presentava un idrocefalo tetraventricolare ostruttivo, in sospetta anomalia di Dandy Walker (la bimba era stata sottoposta a procedura chirurgica palliativa a due settimane di vita in Israele con posizionamento di stent per mantenere la pervietà del dotto arterioso).

 

L'operazione è andata a buon fine

 La bimba è arrivata in Italia con volo dell'Areonautica Militare l'11 marzo, assistita da un'equipe specializzata nel trasporto di pazienti critici in ambienti difficili della Uoc Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica del Gaslini, composta dal dottor Andrea Moscatelli e dall'infermiera pediatrica Morgana Bacherini.  

 

La piccola è stata così "presa in carico multidisciplinare attraverso l'azione coordinata di 6 Unità operative complesse dell'Istituto - spiega il direttore sanitario del Gaslini, Raffaele Spiazzi - terapia intensiva, anestesia, radiologia, cardiologia, neurochirurgia e cardiochirurgia".

 

 

Le tappe dell'intervento di correzione della tetralogia di Fallot

 Il 19 marzo, presso la sala di emodinamica, il team cardiologico guidato dal dottor Roberto Formigari ha eseguito una delicata conferma diagnostica e dilatazione dello stent per migliorare il flusso al polmone destro della bimba: la saturazione arteriosa è migliorata e la sua condizione clinica si è stabilizzata, ma è stato chiaro che un intervento cardiochirurgico sarebbe stato necessario. Si è optato per la correzione della cardiopatia, con l'incognita di un'arteria polmonare sinistra poco visualizzabile.

 

Il 3 aprile, il cardiochirurgo Guido Michielon, direttore della Cardiochirurgia del Gaslini e il suo team hanno eseguito un intervento correttivo per creare la connessione fra cuore e polmoni ricostruendo, in un certo senso, il cuore della piccola paziente e poi trasferita in terapia intensiva e preparata per l'intervento neurochirurgico eseguito con successo dal team della Neurochirurgia sotto la guida di Gianluca Piatelli.

 

Per creare la connessione fra cuore e polmoni serviva una valvola da donatore umano, che è stata identificata a Barcellona e trasportata a Genova. Questa nuova arteria polmonare, dotata di valvola, è stata connessa tra il cuore destro e la biforcazione polmonare appena ricostruita, stabilizzando così la funzione cardiaca.

 

La bimba è stata poi trasferita in terapia intensiva sotto la supervisione del team del dottor Moscatelli dove è stata assistita nel post operatorio e preparata per il successivo intervento neurochirurgico per il trattamento dell'idrocefalo ostruttivo. Dopo risonanza magnetica, il team della Uoc Neurochirurgia sotto la guida del dottor Gianluca Piatelli ha effettuato con successo un trattamento neuroendoscopico dell'idrocefalo.

 

Tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche sono state ben tollerate grazie al lavoro del team anestesiologico, guidato dal dottor Andrea Wolfler, direttore Uoc Anestesiologia, terapia del dolore acuto e procedurale, e del personale altamente specializzato della sala operatoria neurochirurgica: il buon esito della procedura pone le basi per un buon sviluppo dal punto di vista psicomotorio della piccola paziente

 

E si è arrivati al 9 maggio. "La bimba viene dimessa in ottime condizioni cliniche - conclude Spiazzi. - Dovrà seguire un follow-up cardiologico, cardiochirurgico e neurochirurgico, ma la probabilità di sopravvivenza e qualità di vita a distanza sono favorevoli. Questi risultati, in casi così complessi, sono possibili solo grazie al grande lavoro di una squadra multi professionale che comprende medici, infermieri e tecnici perfusionisti estremamente preparati e dediti alla cura delle situazioni più complicate".

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