Coronavirus, gli scienziati: "Ecco perché l'immunità di gregge è un mito"
Se si allentassero le misure per esporre volontariamente i cittadini al Covid-19 le conseguenze sarebbero gravi: forza lavoro ridotta e ancora morti
Secondo una ricerca sulla biosicurezza dell'Università del New South Wales (Australia), "l'immunità di gregge è un mito". Gli scienziati hanno infatti spiegato che, se si rinunciasse alle restrizioni per esporre volontariamente la popolazione al coronavirus allo scopo di costruire un'immunità naturale, ci si potrebbero aspettare epidemie cicliche di Covid-19 anche di altri ceppi, forza lavoro fortemente ridotta per malattia e ancora morti.
Inoltre, "si avrebbe un forte aumento dei contagi con poco vantaggio a cui seguirebbe la necessità di più lockdown, perché il sistema sanitario sarebbe troppo gravemente impattato".
La responsabile del progetto, Raina MacIntyre, ha spiegato che ridurre o addirittura cancellare le misure restrittive con lo scopo di ottenere l'immunità di gregge avrebbe pesanti conseguenze sulle società. Si avrebbe "metà della forza lavoro in malattia o in quarantena e una massiccia insorgenza del virus negli ospedali, a spese di altri interventi e trattamenti".
"Al momento - ha concluso - non sappiamo quanto duri l'immunità da Covid-19, non sappiamo se si formino mutazioni anche minori che farebbero circolare un ceppo leggermente differente. Se questo avvenisse, non sappiamo se una precedente esposizione offrirebbe una sufficiente immunità".
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