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La protesi "legge" nel pensiero

Tra cinque anni potrebbe arrivare nelle case dei pazienti tetraplegici

IberPress News

Entro cinque anni le protesi comandate dal pensiero usciranno dai laboratori di ricerca per entrare nelle case delle persone che hanno problemi motori gravi, come i tetraplegici o le persone colpite da ictus. Lo ha affermato Andrew Schwartz, neurobiologo dell'Università di Pittsburgh, durante il simposio annuale della Fondazione Ri.Med.

Grazie a chip nel cervello - Il ricercatore ha presentato i risultati ottenuti con l'impianto di due chip nel cervello di una donna tetraplegica, in grado di leggere i segnali dei suoi neuroni e tradurli in comandi per un braccio robotico.

"Il sistema è ancora in fase di sviluppo - ha spiegato Schwarz - stiamo lavorando a renderlo wireless, così da evitare di avere elettrodi che attraversano il cranio, e a restaurare anche il senso del tatto. Credo che entro cinque anni, anche grazie alle innovazioni tecnologiche che continuano ad arrivare, saremo in grado di far arrivare questa tecnologia ai pazienti. La cosa più semplice da realizzare sarà un braccio meccanico da applicare alla sedia a rotelle, ma stiamo lavorando anche a 'risvegliare' gli arti dello stesso paziente, anche se questo richiederà molto più tempo".

Alla base della tecnologia c'è la sempre maggiore comprensione di come "lavorano" i neuroni. "Fino a poco tempo fa si pensava che ogni area del cervello fosse deputata a una singola funzione - sottolinea l'esperto - ma ora sappiamo che non è così, e ogni gesto coinvolge miliardi di neuroni lungo tutto l'organo. Riuscire a capire esattamente questa attività è la base per aumentare il numero di gesti che la persona con la protesi può fare".