Secondo una ricerca australiana, il personale delle case di riposo non deve censurare i pazienti
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Il sesso e l'intimità dovrebbero essere parte normale della vita nelle case di riposo, che dovrebbero avere delle chiare linee guida riguardo alle espressioni sessuali, in particolare nei pazienti che soffrono di demenza. Lo affermano quattro accademici del “Centro australiano per la cura agli anziani basata sulle prove”, in una ricerca pubblicata sull'Australian Journal of Dementia Care.
Lo studio - Secondo la ricerca solo il 20% delle case di riposo in Australia ha delle linee guida relative alla salute sessuale e alla sessualità, e solo il 10% ha regole specifiche. I regolamenti, sostengono gli autori, dovrebbero coprire la privacy, guidare il personale su come valutare il consenso non verbale a rapporti sessuali, e permettere ai residenti di esprimere la propria sessualità in un luogo sicuro e privato.
Laura Tarzia, coordinatrice del progetto, ha spiegato che il personale delle case di riposo tende a "sacrificare i diritti all'espressione sessuale dei residenti". L'esperta ha aggiunto: "L'espressione sessuale di pazienti che soffrono di demenza nelle case di cura per anziani può essere fonte di ridicolo, disgusto, paura e conflitto, e spesso finisce nella separazione o nel trasferimento di residenti. I figli possono temere che la loro madre sia molestata, e ne possono nascere conflitti".
Quando veniva chiesto ai professionisti sanitari o agli studenti cosa pensavano del sesso fra anziani, le risposte più frequenti erano espressioni di disgusto o di incredulità. Alla domanda sull'attività sessuale fra pazienti di demenza, la reazione era quasi sempre di perplessità. Tarzia ha concluso: "Il punto chiave è la capacità del personale di determinare se i residenti sono consenzienti, dato che molti di loro sono capaci di esprimere consenso non verbalmente diventa davvero importante saper interpretare il linguaggio del corpo e le espressioni facciali".