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Infarti e ictus abbassano il Pil

Crescita economica rallentata anche a causa di queste patologie che si potrebbero prevenire

Afp

La cattiva salute rallenta l'economia. A lanciare l'allarme, un report dell'Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari. In particolare, per gli esperti: "Ogni aumento di 10 punti percentuali dei casi di infarto e ictus causa all'Italia un rallentamento della crescita economica valutabile intorno allo 0,5 per cento".

Costi diretti e indiretti - Si tratta una proiezione dell'impatto economico determinato dall'epidemia di malattie cardiovascolari colpisce l'Europa. Ogni anno "l'Europa spende 196 miliardi di euro per infarto, ictus cerebrale, embolia, trombosi venose e arteriose: il 54% per i costi diretti, legati alla cura di queste malattie, ai ricoveri in ospedale, agli esami e ai farmaci. Il rimanente 46% per i costi indiretti, legati alla mancata produttività e alle spese sostenute dalle famiglie per l'assistenza ai malati colpiti da malattie che, quando non uccidono, lasciano gravissima invalidità, spesso permanente. E' come se in Europa ogni sistema sanitario nazionale dovesse spendere 12 euro per ciascun abitante".

Conseguenze evitabili - Costi insostenibili se si considera che le malattie cardio e cerebrovascolari sono spesso conseguenza dello stile di vita. Responsabili, in particolare, i livelli insufficienti di attività fisica, obesità, fumo, ipertensione e diabete. Nonostante sia possibile prevenirle, queste malattie uccidono ogni anno 4 milioni di europei e 180 mila italiani. Basterebbe limitare i fattori di rischio per evitare la malattia in almeno in un caso su tre.

Prevenire è la parola chiave - Investire oggi in prevenzione è urgente tanto che per gli scienziati dell'Alt: “Significa ottenere vantaggi a breve, medio e lungo termine, per la salute di tutti e dei bilanci nazionali e familiari. Gli investimenti necessari sarebbero contenuti”.

A partire dai più piccoli - Per i ricercatori la leva del cambiamento devono essere i bambini: sono spesso troppo pigri, solo dodici su 100 fanno attività fisica tutti i giorni, mangiano poca frutta e verdura e troppi grassi e cibi dolci, nemici delle arterie. In Italia solo il 20% dei ragazzi fra gli 11 e i 15 anni consuma verdura contro il 26% delle bambine e solo 33 maschi su 100 mangiano frutta contro 39 ragazze su 100.

Gli adulti non danno il buon esempio - Situazione peggiore tra gli adulti: 33 italiani su 100 non praticano alcuna attività fisica, contro 6 tedeschi su 100 e 10 francesi su 100. Fra le donne a non praticare attivita fisica sufficiente sono 60 italiane su 100, contro 29 tedesche e 37 francesi su 100. Sedentarietà e alimentazione scorretta costituiscono un mix pericoloso, in quanto causa principale dell'aumento dell'indice di massa corporea (Bmi) tra gli adulti: in Italia il Bmi medio dell'adulto è 26,5, tra i più alti d'Europa, e secondo l'Organizzazione mondiale della sanità equivalente a sovrappeso.