Alcune molecole estratte dal veleno del mamba nero sarebbero efficaci come la morfina
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Il veleno letale di un serpente esotico. Quello del mamba nero, nome scientifico Dendroaspis polylepis, uno dei rettili più pericolosi al mondo potrebbe diventare, paradossalmente un antidoto contro il dolore.
Niente intrugli da streghe medievali ma uno studio scientifico condotto dall'Institut de Pharmacologie Moleculaire et Cellulaire di Valbonne e pubblicato sulla rivista Nature.
L'iniezione dei potenti composti antidolorifici isolati dal veleno del mamba nero, battezzati mambalgine e sperimentati sui topi, produce un sollievo dal dolore forte simile a quello regalato dalla morfina, ma senza le conseguenze negative dell'oppiaceo.
Il dolore è spento L'effetto delle mambalgine è associato all'inibizione dei canali ionici (noti per avere un ruolo nel dolore) attraverso nuovi percorsi neuronali. Già studi precedenti avevano dimostrato che alcune tossine presenti nel veleno di serpente sarebbero in grado di evocare il dolore attivando specifici canali ionici.
Il team guidato da Anne Baron descrive ora l'isolamento di una nuova classe di molecole - le mambalgine appunto - che possono spegnere il dolore, inibendo specifici canali ionici sia nel sistema nervoso centrale che periferico.
Test sui topi Le mambalgine che non sono risultate tossiche nei topi e gli effetti rilevati sono forti come quelli alcuni antidolorifici oppioidi, ma senza di stress respiratorio. Questi risultati possono essere utili a comprendere meglio i meccanismi coinvolti nel dolore, e a introdurre composti naturali utili per lo sviluppo di nuovi analgesici.
Chiaramente sono necessari ulteriori sperimentazioni prima di pensare a un possibile farmaco “al veleno”.