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Fratelli d'Italia, uniamoci nel segno della "grande bellezza"

Il film di Sorrentino affresco di un Paese allo sfacelo che può risollevarsi solo partendo dalle proprie qualità

Oscar 2014, red carpet
ansa

Godiamocela, signori. Questo Paese eternamente spaccato su tutto, che troppo spesso dimentica quanto la diversità sia la migliore molla per arrivare al confronto, almeno oggi si senta unito nel nome di Paolo Sorrentino e del suo Oscar. Può essere piaciuto o meno, "La grande bellezza", ma per qualche ora ammainiamo le penne velenose, stringiamoci a corte e gioiamo di un successo che, in questi tempi avari di soddisfazioni, ci fa fare una piccola ma bella figura agli occhi del mondo.

Dimentichiamo per un giorno le riforme che non arrivano, l'insopportabile pressione fiscale, l'italicum e il porcellum. Facciamo anche finta di non credere che il nostro patrimonio artistico stia andando a pezzi, che la scuola sia tutta da ricostruire e perfino che gli arbitri non ne azzecchino una. Riscopriamo, anche per un attimo, quell'amor patrio ormai annegato nella rassegnazione nel solco di Fellini, De Sica, Petri, Bertolucci, Salvatores, Tornatore, Benigni, gente che quella statuetta l'ha vinta e che quando la nomini all'estero vedi occhi che si illuminano d'immenso.

Mettiamo da parte lo squallore di un Paese allo sfacelo, che cerca tante vie per riemergere ma sembra non riuscire a trovarne una. Per ripiombare in questa penisola allo sbando, cafona ed esagerata, dove conta non solo partecipare alle feste ma "avere il potere di farle fallire", per quanto possa sembrare paradossale, c'è solo da (ri)vedere il film di Sorrentino, mirabile affresco di quest'Italia dormiente e decadente. Un'Italia che si sveglierà solo quando si renderà conto della "grande bellezza" che ha dentro.