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Il medico consiglia…come fare una buona prevenzione

A Tgom24 la consulenza della dottoressa Federica Invernizzi, responsabile dell’Unità Operativa di Epatologia Medica dell'ospedale San Raffaele di Milano 

Il medico consiglia…come fare una buona prevenzione  - foto 1
Ufficio stampa

Sono sempre di più le persone che si sottopongono a esami di check-up per cercare di mantenersi in buona salute.

Per evitare spreco di tempo e denaro, è però importante individuare il miglior percorso di prevenzione e i relativi esami di check up per ogni singolo paziente, sulla base del proprio patrimonio genetico, dello stile di vita e di altri aspetti individuali. Per questo, la dottoressa Federica Invernizzi, responsabile dell’Unità Operativa di Epatologia Medica dell'ospedale San Raffaele di Milano, spiega cosa significa fare buona prevenzione e quali sono i mezzi a oggi disponibili per una medicina su misura e personalizzata.

 

Dottoressa, come fare “buona” prevenzione?

A oggi, la possibilità di fare esami di controllo di ogni tipo e per ogni età è davvero semplice. Basti pensare che sono venduti perfino sui siti online, dove lampeggiano proposte low cost per contrastare invece i reali costi dei check-up (da qualche centinaio a oltre mille euro) che si possono fare in migliaia di strutture del nostro Paese.

 

Fare prevenzione però non significa sottoporsi a quanti più esami possibili, perché spesso non sono necessari: prima di suggerire dei controlli è sempre meglio, infatti, disegnare il profilo di rischio del paziente, in funzione della sua storia personale, del suo stile di vita e della familiarità che può avere per certe malattie. Viceversa, il rischio è quello di perdere tempo e denaro. Fare buona prevenzione, quindi, significa affidarsi a un team di medici esperti e stilare un programma personalizzato, che si concentri sui controlli utili, ai quali sapere anche dare la giusta interpretazione.

 

Come sapere quali sono i percorsi su misura?

 

Gli esami da effettuare variano a seconda dell’età, del sesso, della familiarità per determinate malattie, dello stile di vita e di altri aspetti individuali, come il patrimonio genetico. Per questo è sempre bene rivolgersi a una struttura specializzata. L’età giovanile non deve disincentivare ad affrontare un percorso di screening, infatti ci sono importanti controlli di routine che dovrebbero esser fatti anche quando si è giovani, come la mappatura dei nei o la visita ginecologica annuale. Non bisogna poi dimenticarsi della valutazione a 360 gradi dello stato di salute di un individuo, che non può prescindere anche da indagini psicologiche/neurologiche/nutrizionali.

 

Inoltre vorrei sottolineare come l’affidarsi a un centro esperto è anche un momento di crescita individuale e di formazione verso una maggior consapevolezza dei comportamenti necessari per diventare protagonisti della propria salute; infatti, che accanto ai controlli medici-strumentali, la prima linea di prevenzione viene direttamente dai nostri stili di vita – che devono prevedere attività fisica e una dieta equilibrata – e dalla consapevolezza che abbiamo dell’impatto di fattori di rischio, come il fumo e la sedentarietà, sulla nostra salute.

 

Cos’è un test genetico?

 

Un test genetico è l’analisi, su un campione biologico - per esempio il sangue o la saliva - del DNA, dell’RNA e di altri prodotti genici. Il patrimonio genetico di ogni essere umano è unico e pertanto diverso da quello di qualsiasi altra persona: è come se fosse un nostra “impronta digitale”. I test genetici studiano le nostre “impronte digitali” e servono per quella che i medici chiamano “prevenzione primaria”, ossia quella branca della medicina che si occupa della diagnosi precoce nell’ambito delle malattie genetiche ed ereditarie.

 

Conoscere il nostro patrimonio genetico, a oggi è fondamentale per attuare una medicina personalizzata e non solo preventiva, agendo sui nostri stili di vita ed effettuando check-up mirati, riducendo il rischio che la malattia insorga oppure intervenendo prima che insorga oppure, qualora non possibile, individuandola nello stadio più precoce possibile.

 

Quali tipologie di test sono possibili?

 

Esistono due tipologie di test: uno mirato, che serve per avere un’indicazione precisa laddove si sospetta una certa malattia a partire da determinati sintomi e/o familiarità, e i cosiddetti “screening a tappeto” all’interno di un check-up, che invece sono volti a una ricerca completa di eventuali anomalie genetiche.

 

Il test può essere richiesto sia dal genetista, cioè il medico specializzato nello studio della genetica, sia da un medico specialista, il quale può richiederlo riguardo al suo ambito specifico di competenza. Il medico di base, invece, può prescrivere una visita dal genetista laddove la ritenga necessaria. Spetterà al genetista poi decidere se e quale test effettuare. La figura di un medico esperto che accompagni il paziente in questo percorso è fondamentale, perché l’esito di un test genetico ha un indubbio impatto sulla persona anche dal punto di vista psicologico; pertanto bisogna affidarsi a un Centro che abbia gli strumenti per comunicare i risultati nel modo corretto e accompagnare l’individuo nelle fasi successive.

 

Come affrontate questa questione al San Raffaele?

 

Da sempre il San Raffaele ha a cuore il tema della prevenzione, della salute e del benessere anche della popolazione giovanile. All’interno dell’istituto sono coordinatrice clinica di GENOS, un nuovo Centro di Medicina Personalizzata e Preventiva che propone dei check-up su misura che valutino la persona nella sua interezza attraverso dei percorsi innovativi anche per la valutazione dei fattori di rischio individuali (comportamentali, genetici e ambientali).

 

Il nostro obiettivo anche di educare le persone aumentando la consapevolezza sui fattori di rischio, come il fumo-lo stress-la sedentarietà-la cattiva alimentazione, e di promuovere stili di vita sani anche e soprattutto a partire dai giovani, rendendoli protagonisti della loro salute.

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