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Le nozze omo di Stato Civile tra diritti civili e rischio narcosi

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

A fare le veci del sindaco è un'assessora bionda e un po' vamp, piglio molto teatrale, che veste in pizzo nero e che, ben conscia delle telecamere, prima chiede: "Dichiara Luca di voler prendere Federico come suo sposo? E Federico di voler Luca?..." e dopo urla: "Vi dichiaro uniti civilmente!".

Segue abbraccio, commozione dei due sposi, uno di Viggiù e l'altro calabrese entrambi magri e con occhiali e di eloquio timido,ma con un dislivello di 30 centimetri d'altezza. Applausi, botti, tricchetracche e cotillon. Scena un tantinello pacchiana, come per tutti i matrimoni, d'altronde. Solo che questo non è un matrimonio.

L'unione civile celebrata con l'euforia e il crisma di nozze tradizionali, e ripresa della telecamere, è il culmine di una delle puntate di Stato Civile-L'amore è uguale per tutti (Raitre, mercoledì ore 20.05), la trasmissione del dopo-Legge Cirinnà che potrebbe risultare la faccia omosex del Boss delle cerimonie. La differenza tra i due programmi è che in Stato Civile nulla alberga di pacchiano. Anzi. La regia pulita indaga le storie di professionisti come, appunto Luca e Federico ("Lui è l'unico amore che ho", dichiara l'uno; "E vorrei pure vedere”, commenta l'altro), o di dipendenti come Franca e Tiziana vestite in giacche rosse e blu cobalto che consolidano il loro legame in municipio tra il pianto dell'anziana madre di Tiziana (“che era sempre stata contraria al nostro rapporto, ma ora ha capito”) e la caduta del pregiudizio nel paesello abruzzese di Atri.

In un'altra puntata brilla, per dire, la storia di Orlando e Bruno, due ultrasettantenni che stanno insieme da 52 lunghissimi anni e che sembrano usciti da un film francese. Fiorai in pensione con un passato da emigrati in Germania, Orlando e Bruno “hanno finalmente coronato il loro sogno dopo oltre mezzo secolo di unione” e sentimento radicato; un sogno fatto di anche, però, di contrasti e discriminazioni. Il pregio di queste storie è il racconto, sullo stile di Sconosciuti: rigoroso, a volte commuovente, mai morboso, rivelatore di un'umanità che una legge dello Stato ha finalmente fatto emergere. Un bel programma, sicuramente. Ma che –come per tutti programmi che attengono alla normalità dei matrimoni- va raccontato con un certo dosaggio. Il rischio narcosi, se si esagera, è sempre dietro l'angolo...