JAZZ MEETING

A "Jazz Meeting" Gianmaria Testa

L'artista parla a Tgcom24 del suo ultimo lavoro, "Men At Work"

01 Ott 2013 - 12:07
 © Dal Web

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"Men At Work" è il titolo del nuovo lavoro di Gianmaria Testa. Il cofanetto racchiude 23 canzoni che percorrono una carriera ventennale: un doppio CD live che racconta una lunga tournée in Germania realizzata con musicisti straordinari e complici ed un DVD che è la sintesi di un concerto registrato alle OGR di Torino, là dove una volta si riparavano le vaporiere. Un modo quindi per "fermare" su disco le emozioni vissute a stretto contatto con il pubblico.

Accompagnano Gianmaria nel live tre grandi musicisti, che sono anche tre amici, tre compagni di viaggio: Giancarlo Bianchetti virtuoso chitarrista dal guizzo personalissimo, Nicola Negrini eclettico bassista, Philippe Garcia batterista dai tanti colori.

Il disco è stato preceduto dall'uscita del singolo "La Traiettoria delle Mongolfiere". Il cofanetto è frutto quindi di un lavoro lungo ed articolato che è in continua evoluzione, come ci conferma lo stesso Gianmaria, gradito ospite questa settimana a "Jazz Meeting". "Le canzoni hanno come componente fondamentale anche l'interpretazione - dice Gianmaria -, vengono modificate, non nell'essenza, ma in parte nella forma; i cambiamenti più che nelle canzoni sono in quello che si vede fuori, in questi anni anche il modo di scrivere è cambiato; è difficile scrivere tenendo conto della realtà che ci circonda: non so se ci sono riuscito ma ci ho provato. anche i musicisti che mi hanno accompagnato hanno dato un grande contributo".

Le composizioni sono tutte tue a eccezione di "Hotel Supramonte", brano dei primi anni 80 di Fabrizio De Andrè...
Mi ha fatto molto piacere constatare che "Hotel Supramonte" sia piaciuta, per esempio, anche in Austria, dove il pubblico ha applaudito quando ho detto che il brano era di De Andrè. Ho deciso di cantarla e includerla nel disco semplicemente perché mi piace moltissimo. Il testo riguarda il sequestro del cantautore e della sua compagna Dori Ghezzi, il cantante ricorda i suoi carcerieri e la loro dignità: un omaggio importante perché De Andrè rimane un punto di riferimento, non solo per me.

Come mai hai scelto proprio “Men At Work” come titolo?
Ci sono tre ragioni: avendo fatto migliaia di chilometri in tour, "Men At Work" è il cartello che più frequentemente abbiamo incontrato lungo le strade, poi nel disco ci sono canzoni che parlano di "non lavoro" che purtroppo è tema centrale e sempre d'attualità. Infine anche il fatto che ci sia bisogno di tutti, uomini e donne, per uscire dalla situazione nella quale attualmente il paese si trova.

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