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Il libero voto espresso da 10 milioni di italiani nelle mani di cinque giudici

"La Cassazione può condannare allʼergastolo politico Silvio Berlusconi. Bisogna rivedere i rapporti tra i poteri dello Stato", sostiene il direttore di Studio Aperto e Tg4

Tgcom24

Forse quando stasera sera questo telegiornale andrà in onda una sentenza avrà cambiato bruscamente la politica italiana. Impossibile dire cosa decideranno i cinque giudici della Cassazione, quei cinque uomini chiamati a decidere se Silvio Berlusconi deve essere davvero condannato definitivamente e per questo interdetto da ogni carica pubblica.

Senza entrare nel merito del processo, una cosa colpisce: la decisione di 5 uomini può interferire, modificare, anzi, annullare del tutto quella di dieci milioni di italiani. Dieci milioni di cittadini, nel segreto dell'urna, con il loro libero voto hanno scelto di mandare in Parlamento Silvio Berlusconi come leader dei moderati. Cinque magistrati possono decidere di farlo decadere da quella carica. Un ergastolo politico, una esclusione di fatto permanente dalla vita parlamentare, decisa per via giudiziaria.

E allora, al di là di questo caso, il problema vero che si pone è quello del rapporto, anzi, dell'equilibrio tra politica e giustizia. E della loro indipendenza. Perché senza equilibrio e senza indipendenza non c'è democrazia. Non sempre la politica nel nostro paese si è guadagnata il diritto alle immunità che ogni classica dottrina politica prevede con la divisione dei poteri. Ma accrescere per questo il diritto di ingerenza della magistratura nelle decisioni degli elettori è una cura peggiore della malattia.

E, prima che i giudici si pronuncino, tutta questa storia una lezione ce la fornisce già. Ristabilire un corretto equilibrio tra i poteri all'interno della nostra democrazia dovrebbe essere la prima delle riforme per tornare ad essere, dopo venti anni, un paese normale.