La telenovela infinita del prossimo allenatore del Milan
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C'era una volta lo "stile Milan", in particolare nell'era Berlusconi. Era un bel mix di efficienza, orgoglio di appartenenza, buone maniere, ironia, buon umore, gioia di vivere e anche - diciamolo! - belle facce (avete presenti Paolo Maldini, Billy Costacurta, Andrij Shevchenko e tipi simili?). Ebbene, l'imbarazzante e anche un po' deprimente vicenda del futuro di Max Allegri, il mister mai amato dal presidente Berlusconi ma sempre protetto dal suo vice e Galliani rappresenta nel peggiore dei modi la fine, la scomparsa dello "stile Milan".
Il continuo rinvio delle decisioni, delle cene conclusive, il rimpallo Milano-Roma-Milano a base di mozartiani "vorrei e non vorrei", la strumentalizzazione degli umori veri o presunti della curva pro-Allegri e anti-Seedorf (da quando la Sud sceglie il miste o ha voce in capitolo?), per non dire delle - legittime, queste - questioni economiche e contrattuali fondate sulla domanda "ma quanto ci costa il cambio?", insomma tutto questo lungo e sgradevole minuetto sta danneggiando l'immagine della società, dando l'impressione di lacerazioni al vertice e di una curva la cui influenza anziché essere opportunamente ridimensionata viene accresciuta. Si decida in fretta, perciò, entro questo fine settimana, si mostri chiaramente all'opinione pubblica chi è che comanda in via Turati, e si faccia il possibile - poco, temo - per ripristinare il mai abbastanza rimpianto "stile Milan".