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A "Popular" Giovanni Versari: suo il suono dellʼultimo album dei Muse

Tgcom24 ha incontrato il tecnico del mastering che si è occupato del lavoro della band inglese

muse drones 2015
ufficio-stampa

Un cambiamento di vita radicale, dopo decenni trascorsi dietro al banco a creare quello che per l'ascoltatore è il prodotto finale: il disco. Questa in sintesi la scelta di Giovanni Versari affermato tecnico del mastering, che ha lavorato con nomi di primo piano della musica come: Vinicio Capossella, Paola Turci, gli Afterhours, i Verdena, artisti che si sono affidati al suo "orecchio" per portare all'ascoltatore un "prodotto" ottimizzato.

Giovanni si è trasferito da tempo da Milano a Tredozio in provincia di Bologna, dove ha dato il via all'esperienza dello studio"La Maestà". Basta entrare nella homepage del sito, per rendersi conto della filosofia che ha mosso Versari in questi anni... "Masterizzare è po' come intraprendere un viaggio - spiega Giovanni nella presentazione -, amo viaggiare tra i suoni che arrivano da ogni angolo del mondo. "Questo è sempre stato il tema portante della mia vita, una dedizione assoluta alla musica e al suono, sempre alla ricerca della vera essenza della musica su cui lavoro. Dopo 15 anni di collaborazioni con artisti e progetti nello studio Nautilus Mastering a Milano, ho deciso di trasferirmi a Tredozio, un paesino a sud di Bologna. A Tredozio, nel mio studio La Maestà, posso immergermi completamente nella musica e confezionare una masterizzazione su misura, lontano dalle pressioni e dalle urgenze metropolitane".

In un'epoca iper tecnologica come quella che stiamo vivendo, il tuo rimane ancora un lavoro artigianale?
Sì, il mio lavoro ha subìto una innovazione tecnologica per il modo di interfacciarsi con il mondo, mentre il lavoro sul suono è cambiato davvero poco negli ultimi 30 anni; dal taglio del vinile a oggi le tecnologie che usiamo per rendere il più possibile piacevole il suono all'ascoltatore, spesso non sono cambiate.

Come mai da tecnico del suono hai deciso di diventare Taylor Mastering?
Non mi ritrovavo nel percorso professionale di un fonico, il mio impegno nella musica era onnivoro mi piace ascoltare musica, per questo ho deciso di fare un lavoro che mi porta ad ottimizzare il più possibile la qualità dei lavori che arrivano dallo studio di registrazione. Mi trovo ancora molto a mio agio con gli apparecchi a valvole macchine spesso “vecchie” di decenni ma che conservano un grande "calore" e una "realtà” che non può sfuggire a un Taylor Mastering, ma soprattutto all'ascoltatore che è il beneficiario del prodotto finale.

Hai realizzato il suono del nuovo disco dei Muse “Drones”?
Una cosa inaspettata che mi riempie di orgoglio, non solo perché una band affermata come i Muse a livello internazionale ha scelto me, ma forse perché il tipo di lavoro che io svolgo è vicino al loro modo di intendere la musica, è stato il coronamento di una carriera, ne ho preso atto man mano che succedeva, sono molto contento di averlo fatto ma certamente non appagato, dal momento che in ogni mio lavoro cerco il costante miglioramento. L'approccio con i Muse è stato la steso che ho avuto con altri artisti, l'impegno è lo stesso, come la passione che mi nuove dall'inizio della mia carriera di Sound Taylor.

Esistono delle differenze profonde tra la tua attività e quella di tecnico del suono?
Il mastering si risolve nella capacità di ascoltare la qualità della musica, lavoro sul materiale che mi passano i fonici, mentre io devo essere attento a quelli che sono i gusti del pubblico. Il nostro lavoro è l'anello di congiunzione con il mercato, il tecnico del mastering è il primo ascoltatore del disco, mettendosi davanti al banco bisogna sempre avere la sensibilità dell'ascoltatore, perché alla fine rischi di non fare il lavoro in maniera non corretta".