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"Fratelli di Crozza", un esordio sfilacciato e a testa bassa

TELEBESTIARIO di Francesco Specchia

Sarà l'ansia da prestazione.

O sarà l'horror vacui, lo spaesamento letterario nel ritrovarsi «tra Alta infedeltà, l'Isola di Adamo ed Eva e Malattie imbarazzanti» dopo Floris e Mentana. Sarà quel che sarà, ma "Fratelli di Crozza" (La Nove, venerdì, prime time), il nuovo strombazzatissimo show del Maurizio nazionale, è partito un po' troppo a testa bassa. L'impianto del programma è pressoché identico a "Nel Paese delle meraviglie": le canzoni, le luci stroboscopiche e i i vidiwall, i testi da stand up comedian di Andrea Zalone, le imitazioni. Ma quel che è mancato, forse, era quel filo satirico che cuciva, su La7, le asole narrative del format stesso.

Certo, Crozza rimane il migliore sulla piazza. E alcune sue imitazioni qui rasentano il sublime. Per dire. Geniale quella - per chi lo conosce - di Michele Emiliano che gonfia il petto dal podio del congresso Pd come un lottatore di sumo; e che sbuffa («Io a Renzi ci voglio bene...»); e che intramezza discorsi sbulinati con il ritornello «Io sono un magistrato!...». E deliziosamente irriverente è pure l'imitazione dello chef Cavavacciuolo - a metà fra Bud Spencer e Pavarotti - che tira le orecchie a Virginia Raggi in "Giunte da incubo" (parodia di "Cucine da incubo", programma di punta della rete); e lo fa sul tetto fotomontato del Campidoglio, nella leggiadra evocazione del famoso «discorso sulla terrazza» fra Raggi stessa e il sodale Romeo. Il resto del programma , però, è apparso sfilacciato e di umorismo non immediato. Per dire. La parodia su «Maligno» Belpietro nella suo format assai populista «Dalla nostra parte», è solo livorosa e mal studiata (eppure materiale su cui lavorare a colpi di stiletto ce n'era...).

E le prese in giro di Mannoni o Giovanna Botteri o Federico Rampini non solo non fanno ridere; ma sono riferite a personaggi conosciuti da un pubblico, quello della notte di Raitre, “alto”, colto e assai di nicchia. Pubblico che non è, parliamoci chiaro, quello ultrapop di Discovery. Eppoi, da parte di Crozza, s'avverte più livore che sarcasmo nei richiami continui al fantasma di Renzi («Sono qui per Soldi. Per per Marinella Soldi, amministratore delegato di Discovery Italia che ha detto no a Renzi»). Lo show ha fatto 5,4% di share e da 1,4 milioni di spettatori. Buono per una rete con media dell'1%, ma lontano dal 9% de La7. I margini di miglioramento sono - ovvio - notevoli. Ma il dubbio di tutta l'operazione rimane sempre lo stesso: che c'azzecca Crozza con lo spirito molto factual e molto americano di Discovery? Serviva davvero, o è solo un frisson un po' narciso da tv generalista?