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Università, naufraga il "progetto Sud": si dimette il direttore della Normale di Pisa

Il professor Vincenzo Barone aveva fatto del progetto di una seconda sede napoletana del prestigioso istituto un suo cavallo di battaglia

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Vincenzo Barone ha rassegnato le dimissioni da direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa.

La decisione è scaturita in seguito alle polemiche e al naufragio del progetto di una seconda sede dell'istituto nel Sud Italia, in collaborazione con l'Università Federico II di Napoli. "Mi dimetto perché la Normale al Sud ha sempre fatto parte del mio programma di mandato", ha dichiarato il professore nella lettera presentata al Senato accademico.

"Non ci sono più strade percorribili" - L'intenzione di lasciare l'incarico era stata comunicata da Barone stesso già in precedenza: "Non ci sono più strade percorribili. Quando alla fine della seduta del Senato Accademico di mercoledì non sarò più direttore, potrò parlare liberamente".

Una "battaglia ormai persa" - Confermando le sue dimissioni da direttore della Normale, Barone ha però detto di "non avere nulla da commentare, d'ora in avanti penserò un po' di più alla mia salute". Anche i suoi fedelissimi devono averlo convinto che la battaglia era ormai persa e un ulteriore muro contro muro, dicono in molti a Palazzo della Carovana, avrebbe solo "ulteriormente danneggiato l'immagine della Normale e anche quella dello stesso direttore".

La sfiducia degli studenti - La decisione è maturata nella notte dopo che martedì Barone aveva annunciato che avrebbe valutato come comportarsi solo dopo aver appreso, nel corso del Senato accademico, i termini della mozione di sfiducia presentata dagli studenti. Che la battaglia per Barone fosse ormai persa era chiaro. Sempre martedì le assemblee del personale avevano dato mandato ai loro rappresentanti nel Senato accademico di votare la sfiducia, e il pronostico parlava di 12 voti a favore della mozione e un astenuto, il vicedirettore che ricopre un ruolo di garanzia.

Il sindaco: "Ho difeso la città di Pisa" - Il progetto era stato contrastato fin da subito dal sindaco di Pisa, Michele Conti, e dal deputato Edoardo Ziello, entrambi della Lega. "Non spetta a me commentare le scelte interne della Normale o del suo direttore. La mia è stata una battaglia per la città di Pisa, troppo spesso in passato depauperata delle proprie eccellenze", ha affermato Conti. Al professor Barone i due esponenti leghisti lanciavano infatti l'accusa di voler togliere centralità, prestigio e risorse alla città di Pisa che da 208 anni ospita la sede di una delle maggiori scuole d'eccellenza. Nel frattempo il ministero ha confermato la sperimentazione triennale di una Scuola superiore a Napoli, con stanziamento di 50 milioni di euro, ma senza utilizzo del "brand" Normale.

Il malcontento nei confronti di Barone - La polemica sullo sdoppiamento della prestigiosa istituzione accademica sarebbe stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso del malcontento nei confronti di Barone. Gli studenti accusavano il direttore di scarsa trasparenza e poco rispetto degli organismi: la presentazione della mozione di sfiducia è stata solo la naturale conseguenza. Barone ha tentato di scongiurare questo passaggio formale nel Senato Accademico, chiedendo che all'ordine del giorno ci fosse subito una sua comunicazione. Sembra che avesse preparato un testo nel quale dava la disponibilità a fare un passo indietro. Poi però, di fronte all'evidenza, ha optato per le dimissioni irrevocabili.