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Trivelle, la Cei non prende posizione sul referendum: "Né un sì né un no"

"Gli slogan non funzionano. Il punto non è dichiararsi pro o contro ma creare spazi di incontro e di confronto", ha detto monsignor Galantino. Grillo invece si schiera: "Votiamo sì, Pd scandaloso". LA SCHEDA

Trivelle, la Cei non prende posizione sul referendum:
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La Cei ha deciso di non prendere una posizione chiara a proposito del referendum sulle trivelle, pur sottolineando che "il tema è interessante e occorre porvi molta attenzione".

"Gli slogan non funzionano - ha detto il segretario monsignor Nunzio Galantino -. Bisogna piuttosto fare in modo che la gente si interessi alla questione. Il punto non è dichiararsi pro o contro le trivelle, ma creare spazi di incontro e di confronto".

Rispondendo a una domanda sullo stesso tema, mons. Galantino ha affermato che "non gli dispiace" la posizione presa sul tema delle trivelle e del referendum del 17 aprile (proposto da nove Regioni) dal quotidiano della Cei Avvenire nel solco della "conversione ecologica" e dei "nuovi modelli di sviluppo" indicati dalla Chiesa, sull'onda anche dell'enciclica Laudato sì di papa Francesco.

"Io ho voluto alzare il tiro - ha ulteriormente spiegato -. Il problema va affrontato alla luce non solo di quello che dice il Papa ma anche di quello che è stato lungamente discusso dalla Chiesa. Quindi parlarne, non fermarsi al sì o al no, perché manca un sufficiente coinvolgimento delle persone". "E non si tratta - ha concluso - del solo problema delle trivelle, domani ci sarà quello del nucleare, poi altri ancora. Manca piuttosto l'approccio culturale, il ragionare sulle cose".

Grillo: "Votiamo sì, Pd scandaloso" - Chi invece prende una posizione netta è il Movimento 5 Stelle. "Il 17 aprile votiamo sì", si legge in un post sul blog di Beppe Grillo in cui viene duramente attaccata la posizione del Pd per l'astensione al referendum sulle trivelle.

"Il Pd - si sottolinea - ha ufficialmente scelto di fare campagna per l'astensione. I rappresentanti piddini inviteranno i cittadini a restare a casa: per non esercitare il diritto-dovere sancito dalla Costituzione. E' uno scandalo. Sconsigliare la partecipazione è un gesto vigliacco. Il Partito degli Ignavi ha deliberatamente scelto di non risparmiare 360 milioni di euro, imponendo di non accorpare il referendum con le amministrative. Giusto per fare due calcoli, quei soldi avrebbero ripagato circa la metà delle perdite dei cittadini truffati dal salva-banche".

Prodi: "E' un suicidio nazionale, se vado voto no" - Sulla questione è intervenuto anche Romano Prodi. "Se dovessi votare al referendum voterei no, e lo farei per mantenere gli investimenti fatti, su questo non ho alcun dubbio anche perché è un suicidio nazionale quello che stiamo facendo", ha dichiarato. "E' un tema importantissimo", ha aggiunto l'ex premier. "Ci ho riflettuto bene e devo dire che mi sono sempre schierato sull'assoluta necessità di avere, ovviamente nella massima sicurezza, una produzione nazionale di idrocarburi, come hanno tutti i Paesi. Se non lo facciamo noi, nello stesso mare lo fanno altri".

Speranza: "Il Pd cambi idea" - La minoranza del Pd ha invece chiesto ai vertici del partito di cambiare posizione riguardo al referendum sulle trivellazioni. "E' inaccettabile immaginare un grande partito, il più grande del Paese, che invita i cittadini all'astensione. Sarebbe un errore madornale", ha dichiarato Roberto Speranza. Lunedì si riunirà la direzione del partito.

Orfini: "Referendum sbagliato, il Pd votò la legge" - "Il referendum sulle trivelle è sbagliato, non lo condivido: ritengo che la posizione giusta sia non partecipare alla consultazione, ma è una posizione di merito, ne discuteremo lunedì in direzione". Lo ha detto il presidente del Pd, Matteo Orfini, a margine di un convegno sull'Europa. A chi accusa la segreteria di una posizione autoritaria, Orfini ha replicato: "Non capisco dove sia questa posizione autoritaria, lunedì c'è una direzione convocata per discutere. In direzione assumeremo questa decisione ma vorrei ricordare che stiamo parlando di un referendum su una legge votata dal Pd quando Roberto Speranza era capogruppo. Mi sembra naturale, ora, una posizione di non sostegno".