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Renzi: "Lascerò la guida del Pd dopo il nuovo governo, partito all'opposizione"

"La nostra è una sconfitta netta", ammette lʼex premier che però congela il passo indietro. Zanda: "Non comprensibile rinviare lʼaddio"

Renzi:
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Per noi "si tratta di una sconfitta netta che ci impone di aprire una pagina nuova nel Pd".

Lo ha detto il segretario Pd, Matteo Renzi, al Nazareno. "E' ovvio che io debba lasciare la guida del Partito democratico e ho chiesto al presidente Orfini di convocare un'assemblea per aprire la fase congressuale. Questo accadrà dopo la fase di insediamenti. Il nostro posto è all'opposizione: lì ci hanno chiesto di stare i cittadini e lì staremo".

"Mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di una sconfitta netta, che ci impone di aprire una pagina nuova all'interno del Pd", ha detto Renzi, chiarendo però che per la "pagina nuova" la via maestra è quella delle primarie e non di un "reggente" scelto da "caminetti ristretti", ipotesi che già si stava affacciando. "E' ovvio - ha quindi spiegato - che lasci la guida del Pd dopo questo risultato, e ho già chiesto al presidente Orfini di convocare una assemblea nazionale per aprire una fase congressuale al termine della fase di insediamento del Parlamento e del nuovo governo". Un congresso che deve essere "serio e risolutivo, non uno che si apre e non finisce mai, ma uno che permetta alla leadership di fare quello per cui che è stata eletta".

Nel frattempo la linea la detta Renzi ed è quella di non fare accordi con "le forze anti-sistema". "Chi ha vinto elezioni non ha i numeri per governare e questo nasce dalla vicenda referendaria", ha ribadito. "Il Pd non diventerà la stampella delle forze anti-sistema". No dunque a un accordo con il M5s, ipotesi su cui dalle minoranze interne stavano arrivando, anche se non apertamente, le prime disponibilità. Su questo, ha assicurato, "mi sento garante di un impegno morale politico e culturale". Quindi il Pd farà una opposizione "leale" dicendo dei sì "su quello che serve al Paese" ma dicendo anche "tre no chiari: no agli inciuci, no ai caminetti ristretti di chi considera il Pd come un luogo di confronto tra gruppi dirigenti, no a ogni forma di estremismo".

Per quanto lo riguarda, Renzi è "orgoglioso dei risultati raggiunti" alla guida dell'Italia, di cui restituisce "le chiavi di casa con una casa in ordine e tenuta bene". E per il futuro, ha assicurato, "dopo la formazione del governo io farò il senatore semplice, di Firenze, Signa, Lastra a Signa e Impruneta e sono molto orgoglioso del mio risultato". Se poi questo impegno sarà rispettato e se resterà un "semplice" parlamentare, un "militante tra i militanti", si vedrà dopo.

Zanda: "Non comprensibile rinviare l'addio" - La scelta dell'ex premier di dimettersi dopo la nascita del governo fa molto discutere all'interno del Pd. "La decisione di Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo", ha detto il capogruppo Pd Luigi Zanda. "Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre. Serve collegialità che è l'opposto dei caminetti e annunciare le dimissioni e rinviarne l'operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare", ha aggiunto.

Orlando: "Da Renzi dimissioni non dimissioni" - "Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressoché solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature. Invece siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all'individuazione di responsabilità esterne. Da questo atteggiamento deriva la soluzione ambigua individuata, di dimissioni non dimissioni. Renzi, infatti, le annuncia ma le postdata e si riserva di renderle effettive soltanto dopo la conclusione della trattativa per la definizione degli assetti istituzionali e del nuovo governo". E' il commento del ministro della Giustizia Andrea Orlando, voce della minoranza Pd.

Finocchiaro: "Dimissioni vanno date, non annunciate" - "Penso che annunciare le dimissioni, e non darle, dopo avere subito una sconfitta di queste dimensioni sia vistosamente in contrasto con il senso di responsabilità di lealtà e di chiarezza dovuti al partito ai suoi militanti ai suoi elettori". Così Anna Finocchiaro dopo la conferenza stampa di Renzi.

Emiliano: "Renzi finge di dimettersi per autoconservazione" - "Dalle sconfitte, anche quando sono annunciate e pesanti, bisogna sempre trarre insegnamento per rilanciare la propria battaglia per il bene comune. La comunità del centro sinistra esiste, è smarrita e ha bisogno di ritrovarsi e rifondarsi. Renzi punta alla sua autoconservazione, sta pensando a come rientrare in partita, non a come far rientrare il Paese in partita. Per questo finge di dimettersi". Così su Facebook Michele Emiliano, governatore della Puglia ed esponente della minoranza dem.

Calenda: "Renzi? Fuori dal mondo dare la colpa a Gentiloni-Colle" - "Condivido in pieno la linea sul no al governo con il M5s, non commento il percorso congressuale e il timing delle dimissioni perché non iscritto al Pd, trovo fuori dal mondo l'idea che la responsabilità della sconfitta sia di Gentiloni, Mattarella (per voto 2017) e di una campagna troppo tecnica". Così su Twitter il ministro Carlo Calenda, commentando quanto detto da Renzi annunciando le sue dimissioni da segretario Pd.

Guerini: "Dimissioni verissime, lunedì direzione" - Ai malumori interni il coordinatore dem Lorenzo Guerini ha replicato così: "Nessuna dilazione, le dimissioni di Renzi sono verissime. Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, alla luce dei risultati elettorali. Il tema centrale è un punto politico: il Pd è all'opposizione, in coerenza con quanto detto in campagna elettorale da tutto il Pd. E nessuna gestione solitaria dei prossimi passaggi: lunedì prossimo faremo la direzione nazionale e quello sarà il luogo e il momento per aprire una riflessione seria e responsabile sui risultati".