Il Pd cerca l'unità su un candidato eleggibile da subito. Alfano non mostra le carte mentre Grillo resta alla finestra
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"Speriamo che si possa arrivare ad un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una parte". Lo afferma Silvio Berlusconi alla convention di FI. "Credo sia giusto pretendere di avere un candidato che non sia un seguito di tre presidenti di sinistra che hanno portato questo Paese a questa situazione non democratica - ha spiegato. - Insisteremo perché ci sia indicazione di un nome che saremmo lieti di sostenere".
"Vogliamo sperare che si possa arrivare ad un capo di Stato che sia garante di tutti e non solo di una parte. Insisteremo perché ci sia l'indicazione di un nome che saremmo lieti di sostenere con i voti dei nostri 150 grandi elettori uniti a quelli della sinistra". Così Silvio Berlusconi si sofferma sull'elezione del successore di Giorgio Napolitano.
Intanto la macchina "elettorale" si muove e se verrà rispettato il "pronostico" di Matteo Renzi entro lunedì 2 febbraio ci sarà il successore di Napolitano. Ma come sono posizionati ad oggi gli schieramenti?
Il Pd alla ricerca dell'unità - Il Pd, partito di maggioranza relativa, ha la golden share ed è investito della maggiore responsabilità politica ed istituzionale. Prima di cercare condivisione nella maggioranza e con le opposizioni, Renzi deve vincere la sfida di tenerlo unito: ben conoscendo la storica propensione del suo partito di accendere roghi dove bruciano, sul fuoco di veti incrociati, i nomi dei suoi stessi leader. Non essere uniti su un nome del Pd vorrebbe dire distruggere irrimediabilmente l'opportunità politica di portare ai vertici delle istituzioni, Quirinale e Palazzo Chigi, due uomini del Partito Democratico. Cercare l'intesa interna con la riottosa minoranza, compattare i 460 grandi elettori Dem, è dunque la mission delle prossime ore.
Alfano non scopre le sue carte - Anche le truppe di Area Popolare (nate dalla complicata fusione di Ncd, Udc, pezzi di Sc e di centro), hanno un centinaio di grandi elettori che si richiamano al Ppe, ma ancora non hanno una chiara direzione. Alfano potrebbe far passare dalle scelte sul Quirinale la ricostruzione di un rapporto politico con Berlusconi (per questo ribadisce "non poniamo veti, ma non siamo alle primarie del Pd") ma non tutti i suoi sono disponibili a seguirlo sul terreno della ricomposizione del centrodestra. E la Lega, sulla carta alleata di Berlusconi, sul Colle lancia l'hastag #nonunaltrodisinistra, minaccia esplicita sul Patto del Nazareno.
E Grillo resta alla finestra - Quanto ai M5s, avrebbero l'occasione di prendere parte a pieno titolo alla scelta sul Colle, come il premier li ha più volte chiamati a fare. Per ora Grillo - dopo aver perso per strada 26 gradi elettori, ormai fuori dal movimento - sta alla finestra, per vedere quali e quante saranno le divisioni nel Pd. Poi sottoporrà al web ogni decisione finale.