In collegamento con "Quarta Repubblica", il leader della Lega racconta la sua versione sulla crisi
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Ospite di "Quarta Repubblica", Matteo Salvini parla della crisi con il M5S raccontando come la sua decisione sia dovuta alla serie di rifiuti che gli ormai ex alleati avrebbero opposto a partire dalla Tav per arrivare alla flat tax. Incalzato da Nicola Porro su diversi temi, Salvini non esita ad attacare sia il Pd sia il M5s sostenendo che si tratti di una allenaza destinata a durare pochissimo e lui, assieme al suo partito, ad andare al governo.
Risposte, le sue, che convincono Porro solo in parte. Il conduttore non si arrende e gli chiede di Zingaretti, se è vero che si sono sentiti al telefono, di Luigi Di Maio e il loro rapporto ormai incrinato, ma su quest'ultimo punto Salvini risponde che "lui può offendermi come e quando vuole ma io non ne parlerò mai male. Ritengo Di Maio una persona onesta e un gran lavoratore, ho detto al M5S ‘se togliete i Ministri dei no e cambiate il programma, il premier lo faccia un 5 stelle". Mentre la risposta su Zingaretti si fa attendere, messa in ombra dalle parole di Salvini verso il premier Conte.
Giuseppe Conte viene bollato come un "avvocato del popolo che si è trasformato in avvocato del Palazzo", uno che "passa con agilità da destra a sinistra per mantenere la sua poltrona". A questo punto interviene un altro giornalista, Stefano Cappellini, che domanda a Salvini se fosse al corrente del presunto complotto "venuto da lontano" e da lui stesso denunciato. "Non ho mai parlato di complotto", taglia corto il leader della Lega.