settimana chiave

Renzi dichiara guerra agli enti inutili: "Martedì il Def con lo sforbicia-Italia"

Si parla di centrallizzazione della spesa pubblica, abolizione delle camere di commercio e di una relazione all'Europa in cui si spiega che lo stock del debito non scenderà come previsto

07 Apr 2014 - 08:17
 © ansa

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Comincia domani una settimana chiave per il Governo. Il Consiglio dei ministri di martedì varerà il Def, il Documento di economia e finanza che dovrà far quadrare i conti nel rispetto dei vincoli europei e delle promesse finora fatte di alleggerire la spesa complessiva dello Stato. "Dopo il cresci-Italia e il salva-Italia, è giunto il momento dello sforbicia-Italia: il primo passo sarà la creazione di un elenco di organismi inutili da cancellare subito". Parola del premier Matteo Renzi che, intervistato da Qn, sottolinea: "Non vorrei si pensasse che abolito il Cnel, le province e il Senato mi tranquillizzerò: per me quello è l'antipasto".

LA RIFORMA DEL SENATO - Quanto alla riforma di Palazzo Madama, criticata ieri da Silvio Berlusconi, dice: "A me basta che il Senato non costi più un centesimo, non sia eletto, non dia la fiducia, non voti il bilancio. Sul resto, si discute". E sulla contrarietà di alcuni senatori Pd alla riforma riflette: "Se una comunità democratica si dà delle regole poi deve rispettarla".

"Sono sicuro che tutti gli eletti del Pd si attesteranno sulle posizioni scelte dai nostri elettori e dai nostri organismi". "Il mio partito - continua il rottamatore - ha fatto scelte coraggiose. Se qualcuno prova ora ad alzare la voce affinché le cose annunciate non si facciano: beh, non mi spavento". Alla domanda su chi sia a ostacolare le riforme risponde: "Se vuole l'elenco finiamo domattina..". "Non mi sfugge che tra burocratici e politici ci sia un sacco di gente che sta facendo il tifo perché il governo fallisca. Ma resteranno delusi".

Quanto al M5S, Beppe Grillo, sostiene Renzi, "perderà sia la partita politica sia la faccia perché a breve sarà chiaro che i suoi parlamentari stanno tradendo il mandato ricevuto dagli elettori". E sulle dure critiche ricevute dal comico dice: "solo insultandomi Grillo riesce a sentirsi vivo". In merito alla spending review, esclude tagli per 2,5 miliardi alla spesa sanitaria: "una cifra del genere non è scritta nelle pagine più cupe del rapporto Cottarelli".

L'ALLEGATO AL DEF - Secondo le prime indiscrezioni, il Def potrebbe essere accompagnato da una relazione destinata alla Commissione europea nella quale il Governo spiega perché lo stock del debito potrebbe non scendere come previsto dai trattati di 1/20 nella parte eccedente il 60 per cento.

Il vincolo comunitario salterebbe perché i conti sono stati fatti quest'anno in modo diverso: si sta procedendo infatti a quantificare e formalizzare i debiti degli Enti locali che finora non erano mai stati conteggiati nel bilancio statale per colpa della loro stessa indecifrabilità.

Il ricalcolo obbligherà l'Esecutivo ad attivare la procedura fissata dal Fiscal Compact: dovrà essere il Parlamento a votare in maggioranza assoluta la variazione dei numeri statali.

VIA LE CAMERE DI COMMERCIO - Il Premier starebbe facendo pressing sul Ministero del Tesoro per inserire "norme rivoluzionarie" nel Def. Prima fra tutte, l'eliminazione virtuale delle Camere di Commercio, oggi enti autonomi di diritto, nell'intenzione di Renzi da accorpare a uffici dei Comuni e dei Ministeri.

CENTRALIZZAZIONE DELLA SPESA - Il super commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli non avrebbe ancora finito il suo compito. Dopo la prima relazione presentata al Governo, dovrebbe iniziare una fase due e tre di tagli alla macchina pubblica. Da maggio a settembre passerà al vaglio e proverà a rivedere la struttura statale.

Hanno i giorni contati le diramazioni territoriali di ministeri e organismi centrali. Per fare un esempio: ci sono 103 Ragionerie locali e un centinaio di direzioni del ministero del Lavoro, delle Finanze eccetera. L'ammnistrazione pubblica conta poi, 32mila centrali di appalto, cioè uffici che acquistano beni e servizi, quando dice Cottarelli, ne basterebbero 30, 40 al massimo. Anche gli 11mila centri di elaborazione attraverso i quali lo Stato paga i propri fornitori potrebbero saltare ed essere ridotti in modo massiccio.