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Par condicio, Mediaset replica ad Agcom: due anomalie nei richiami dell'Autorità

Disparità di trattamento tra radio-tv e web. Lo squilibrio riguarda il nuovo "tempo di notizia" e non il tradizionale calcolo del "tempo di parola"

Mediaset replica ai richiami alla par condicio diramati dall`Agcom segnalando due anomalie.

La società ha sottolineato, inoltre, che "questo irrigidimento di Agcom avviene in un contesto iper regolato solo per Tv e radio. E genera una profonda disparità di trattamento tra tv-radio e il web, il cui notevole impatto nelL'orientamento politico è inversamente proporzionale alle norme in materia di par condicio".

In ogni caso, ha aggiunto Mediaset, "a riprova della totale buona fede dell`emittente, Mediaset ha già inviato all`Agcom la scorsa settimana una richiesta di chiarimenti, rimasta ancora senza riscontro, per comprendere come orientare al meglio da qui in avanti il lavoro delle nostre testate".
Per quanto riguarda le due anomalie, la prima messa in evidenza da Mediaset riguarda "il fatto che siano coinvolte nei presunti squilibri cinque diverse testate tv nazionali (più altre varie emittenti)" questo "significa che le norme si stanno rivelando di difficile interpretazione, a meno che si voglia immaginare un illecito comportamento concertato".

 

Il richiamo dell'Agcom - Richiami a diverse emittenti per il mancato rispetto della par condicio sono stati deliberati dall'Agcom in relazione al periodo 15-21 gennaio. Deciso un forte richiamo all'emittente La7 per il tempo concesso a M5S e Lega a svantaggio di altri partiti; un forte richiamo a Tg4 e a Studio Aperto in relazione all'elevato tempo di notizia fruito da Forza Italia; un richiamo a Sky Tg24 per l'eccessivo tempo destinato a M5S, LeU e Lega; un richiamo a Rainews per lo squilibrio registrato nei tempi di parola a favore di LeU.
A seguito dell'analisi dei dati del monitoraggio relativo al periodo 15-21 gennaio 2018 - informa una nota dell'Autorita' - sul rispetto del pluralismo politico/istituzionale in televisione e alla luce di precedenti segnalazioni inviate a diverse emittenti, il Consiglio dell'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deliberato oggi i seguenti provvedimenti:
- Un forte richiamo all'emittente La7 in relazione al tempo di parola e al tempo di notizia dedicato, specie nelle edizioni principali, ai soggetti politici M5S e Lega a svantaggio di altri partiti, segnatamente, PD e Forza Italia.
- Un forte richiamo a Tg4 e a Studio Aperto in relazione all'elevato tempo di notizia fruito da FI a svantaggio delle altre forze politiche, in particolare nelle edizioni principali.
- Un richiamo a Skytg24 in relazione all'eccessivo tempo di parola, riflesso anche nel tempo di notizia, destinato a M5S, LeU e Lega a detrimento delle altre forze politiche.
- Un richiamo a Rainews per lo squilibrio registrato nei tempi di parola a favore di LeU e a detrimento del PD.
Il Consiglio dell'Autorita' ha inoltre segnalato specifici casi di disquilibrio a varie emittenti riguardanti singoli soggetti politici cui porre rimedio entro la prossima rilevazione settimanale che si concludera' il 28 gennaio.

"Tempo di parola" o "tempo di notizia"? - A questo proposito Mediaset, "fa notare che le testate Mediaset sono le uniche tra le richiamate a non aver violato i limiti di "tempo di parola", ovvero il tradizionale parametro con cui si è sempre calcolato lo spazio attribuito a ogni forza politica (dichiarazioni dirette di esponenti e candidati). I richiami a Mediaset riguardano invece una new entry nel campo della par condicio, il "tempo di notizia", ovvero il tempo dedicato nei tg a titolare e a dare notizia delle posizioni o delle iniziative di questa o quella forza politica, la cui rilevanza giornalistica dipende dai fatti del giorno e dalla sensibilità professionale di ogni singola redazione. Le parole del giornalista, inoltre, non possono presumersi di per sè favorevoli al politico. Il presunto squilibrio calcolato nel richiamo riguarda oltretutto differenze di una manciata di secondi per ogni edizione, secondi che a buon senso non dovrebbero avere effetti sulle fortune dei diversi partiti". "Ribadiamo quindi che - si legge ancora nel comunicato - se il calcolo del "tempo di parola" è considerato un criterio oggettivo di valutazione, il computo cronometrico del "tempo di notizia" non può essere considerato in via automatica come favorevole a una forza politica oltre a non assicurare la libertà di commento e critica del giornalista e costituire quindi una forte compressione dell`informazione".