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Referendum Jobs act, Poletti: "Lo scenario è che si voti prima"

Lʼipotesi di elezioni subito scongiurerebbe il rischio di affossare unʼaltra riforma diventata uno dei simboli del governo Renzi

"Se si vota prima del referendum il problema non si pone.

Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile". A dirlo è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlando del rischio che il referendum per l'abolizione del Jobs act proposto dalla Cgil possa rappresentare un'ulteriore tegola elettorale sul Pd dopo la vittoria del "no" alla consultazione sulla riforma costituzionale.

Sembra dunque prendere più forza l'ipotesi di andare alle urne in primavera, eventualità che eviterebbe, o almeno posticiperebbe la consultazione su un atto diventato uno dei simboli dell'era Renzi, il Jobs act appunto. La richiesta di portare i cittadini alle urne per esprimersi sulla legge del lavoro ha infatti ottime possibilità di ottenere l'ammissibilità da parte della Corte costituzionale. Diventa a quel punto un imperativo votare tra il 15 aprile e il 15 giugno del 2017, a meno che ci siano le elezioni, che appunto farebbero slittare il referendum almeno di un anno.

Quel referendum potrebbe diventare un'arma di lotta politica tutta a favore del Movimento 5 Stelle e della Lega, che potrebbero soffiare sul fuoco del malcontento legato all'occupazione per dare un'altra pesante mazzata ai renziani, ma anche al nuovo governo e alla maggioranza che lo sostiene. Sarebbe una botta che l'ex premier non si può permettere. Ecco dunque un altro motivo importante perché l'ala del Pd che lo sostiene potrebbe premere per un ritorno al voto subito.

Camusso: "Rinviare il referendum significa non avere coraggio" - Polemico l'intervento al riguardo della leader Cgil Susanna Camusso, che sulla tempistica tra referendum e nuove elezioni dice: "Vale il merito e non la data". Sulle ipotesi di rinvio fatte da Poletti commenta: "Mi pare che il ministro sia dotato di una sfera di cristallo", mentre insistere sullo slittamento del referendum significa "non avere il coraggio di affrontare i problemi".

E aggiunge: "Se la politica discute solo di calendario, mi pare che venga meno al suo ruolo. Occorre parlare di più delle ragioni politiche. Mi sembra evidente che questo Paese abbia chiesto una discontinuità e il lavoro è uno dei temi fondamentali della discontinuità e di questo bisogna discutere. I timing vengono dopo. Anche perché non è rinviando che si risolve il problema".
Boccia: "Quell'ipotesi crea incertezza" - Un'altra voce pesantemente critica a proposito del referendum sul Jobs act arriva da Confindustria, con il presidente Vincenzo Boccia che sottolinea l'incertezza legata all'ipotesi consultazione in merito. "Se non prendiamo posizioni su alcune cose - dice il numero uno di Viale dell'Astronomia - l'ansietà del sistema Paese di giorno in giorno aumenta. I consumatori non consumano, gli investitori attendono e questo è un problema. Abbiamo fatto il Jobs act e adesso c'è il referendum. Se arriva il referendum cosa accade? Io imprenditore attendo e non assumo. Questi sono i capolavori italiani dell'ansietà e dell'incertezza totale e i motivi per i quali gli imprenditori italiani sono i più bravi al mondo perché vivono in condizione di perenne incertezza".