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Minoranza Dem sul piede di guerra Renzi: "Avanti anche con decreti"

"Saremo in grado di fare qualche decreto in meno se le opposizioni faranno qualche atto di ostruzionismo in meno", ha spiegato il premier

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"Al di là delle polemiche dei sindacati, della sinistra radicale, della Lega Nord, di Grillo e di Forza Italia, noi con molta serenità, con il sorriso sulle labbra, abbiamo un compito: portare l'Italia nel futuro e gli slogan ideologici non ci fermeranno". Lo ha detto il premier Matteo Renzi da Parigi. "Saremo in grado di fare qualche decreto in meno se le opposizioni faranno qualche atto di ostruzionismo in meno", ha aggiunto.

Ma nonostante l'ostentata sicurezza, per Renzi è di nuovo tempo di tensioni. Non più e non solo la minoranza Dem: sempre da sinistra, ecco che contro il premier si schierano anche Maurizio Landini e Laura Boldrini. "Sono d'accordo che il governo abbia bisogno di tempi certi ma bisogna anche dare alle opposizioni le garanzie", ha detto infatti la presidente della Camera, facendo da spalla alle opposizioni che lamentano l'eccessivo ricorso del governo ai decreti.

Nei prossimi giorni le opposizioni "sfilano" da Mattarella - A conferma del clima sempre più caldo, nei prossimi giorni e a cominciare da un tema chiave come la riforma della Rai, difficilmente Renzi avrà campo libero. Mercoledì Lega e Fdi si recheranno al Colle, giovedì toccherà a Grillo, Casaleggio e Di Maio e tutti inoltreranno al presidente della Repubblica Sergio Mattarella la propria protesta per il numero eccessivi di decreti.

Nessun passo indietro da Renzi - Ma il percorso di Renzi, per ora, non cambia. E infatti il premier prosegue a distanza lo scontro con Landini: "Io un presidente non eletto? E' il Parlamento ad assicurare la fiducia al governo", replica al segretario della Fiom, che lunedì parlava di democrazia a rischio in Italia. E a stretto giro arriva anche la nota del vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che, a poche ore dall'attacco del numero uno delle tute blu ("la Fiom ha più iscritti del Pd"), fa sapere come gli iscritti a un partito "vivo e radicato nel territorio" nel 2014 siano stati "366.641".

La scissione dell'area Civati in Sicilia - Numeri che tuttavia, almeno in Sicilia sono destinati a scendere: oggi 600 esponenti dell'area Civati hanno deciso di dire addio al Pd per creare una forza politica che guardi a Sel. E' l'inizio di una diaspora dei civatiani anche a livello nazionale? E' presto per dirlo, ma di certo in questa direzione va l'amo lanciato da Landini, quello di una "coalizione sociale" che si opponga alle politiche di governo.

L'assemblea Pd di marzo: "A sinistra, ma nel Pd" - Una proposta che, tuttavia, tra i bersaniani non trova proseliti. E l'assemblea del partito organizzata dalla minoranza Dem per marzo e che, oltre a bersaniani e sinistraDem, dovrebbe coinvolgere Area riformista e bindiani, mira a porre al centro temi attorno ai quali ritrovarsi, ma senza uscire dal Pd. "Servirà fissare priorità condivise per incidere in maniera coordinata in Parlamento e fuori", spiega Alfredo D'Attorre.

Tra queste priorità, oltre all'Italicum sul quale la minoranza si dice già pronta a proporre correzioni, a cominciare dal punto dei capilista bloccati, potrebbe anche rientrare la proposta del referendum sul Jobs Act lanciata dalla Cgil. E' una riforma del lavoro "all'americana" osserva Pier Luigi Bersani dando sfogo all'amarezza della minoranza intera.